Quanto è facile stabilire l’importanza di un film nell’ottica della carriera di un regista? Quasi ogni cineasta ha un titolo o due nella sua carriera che spicca sugli altri, che tiene le redini della sua filmografia e che, spesso, può fungere da porta d’ingresso per scoprire ed entrare nel suo immaginario. Tutto, principalmente, dipende dal target che si sceglie di analizzare. Nel caso di Craven, ad esempio, si potrebbe dire che i giovani lo associano perlopiù alla saga di Scream; per chi ha qualche anno in più è il regista di Nightmare.
Una folla inferocita assedia la casa dei Sawyer, dove ha trovato rifugio un membro della famiglia accusato di essere un sanguinario serial killer responsabile di una sconfinata catena di orrendi delitti. Lo spietato assassino non può che essere Leatherface. Mentre lo sceriffo locale è intenzionato a catturare il folle omicida e assicurarlo alla giustizia, il sindaco vuole stanarlo dall’abitazione e impiccarlo senza pietà. La rabbia della gente ha la meglio, e alla casa viene dato fuoco. Nell’incendio muore l’intera famiglia, compreso Faccia di Cuoio e suo padre Drayton. Ma questo non ferma gli omicidi, che riprendono dopo poco tempo. Lo sceriffo e la popolazione quindi si domandano: i Sawyer sono veramente tutti morti? O qualcuno di loro, magari addirittura Faccia di Cuoio, è sopravvissuto?
Tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film e scritto sotto pseudonimo, questo romanzo nella vasta e popolarissima carriera letteraria di Dean Koontz, rappresenta un episodio misconosciuto, ma assai particolare.
In più di un’occasione lo stesso scrittore ha ammesso senza tanti giri di parole di aver accettato di scriverlo solo per il lauto compenso che ne derivava, pur trovando intrigante la sfida di trasformare un film in un libro, anziché il contrario, come sempre avviene. Il Tunnel dell’Orrore in realtà deve poco o nulla alla pellicola di Tobe Hooper. Koontz infatti crea un romanzo in gran parte nuovo, indipendente e per giunta più avvincente e spaventoso del film stesso.