Richard Kelly si è arenato sulle note volutamente stonate geniali e perfette di Donnie Darko e imprigionato da quel contesto di metafisica unta di religiosità sacrale sembra un angelo dalle ali mozzate.
Con eccezione dell’action-drama Domino, scritto per Tony Scott nel 2005 (quando in Italia doveva ancora uscire il director’s cut di Donnie Darko in dvd), il buon Richard ha partorito in questa decade solo un gemellino ingombrante e costoso di nome Southland Tales – Così Finisce Il Mondo (2006). Deludente sfilza di titoli se si pensa al clamore suscitato dal suo primo lungometraggio, apripista attoriale per Jake Gyllenhaal e fulcro catartico di generazioni accavallate tra gli ’80 e i ’90, tra esistenzialismo di emarginazione cronica e protagonismo altezzoso di estrazione capitalistico/mediatica.