American Horror Story riapre i battenti con la terza stagione, Coven, e la nuova incarnazione del serial di Ryan Murphy e Brad Falchuk, ci trasporta a New Orleans, una delle città più magiche del mondo. La collaudata formula si rinnova con un taglio teen e decisamente più action, sebbene siamo fortunatamente distanti da uno stile alla Teen Wolf e Murphy riesca a mantenere l’inquietudine di fondo anche senza case infestate o manicomi, ma con la solita splendida regia.
Ritroviamo la coppia di neosposi appena aggrediti nella casa infestata che li aveva “accolti” lungo il tour per il loro viaggio di nozze. Ci convinciamo piuttosto facilmente che Bloodyface è solo un maledetto ricordo, ma il colpo di scena è assolutamente dietro l’angolo: l’assassino è spietato ma non è da solo e, soprattutto… è ancora vivo.
E in due periodi storici differenti. Prima, facendo una carneficina della povera coppia di neosposi in tour per le case infestate d’America (2012) . Poi, uccidendo una giovane insegnante in un dormitorio (1964). E intanto Kit Walker, accusato di essere lui stesso la reale identità del truce assassino, è ancora rinchiuso tra le gelide mura di Briarcliff. Che sia, dunque, innocente? O c’è qualcuno che tenta di emularlo? O, peggio, non agisce da solo ma in compagnia di altri spietati killer? E infine: perché esiste un altro Bloodyface “contemporaneo”?
Pur non anticipando nulla di sostanziale, in tempi non sospetti Ryan Wilson ci aveva anticipato che la seconda stagione di American Horror Story avrebbe vissuto una radicale rivoluzione spazio-temporale. Ora, a distanza di mesi, sappiamo finalmente qualcosa di più preciso.