Il 27 febbraio in libreria una nuova opera inquieta e inquietante targata John Ajvide Lindqvist…
l’osannato autore di “Lasciami entrare” e indubbiamente una delle star scandinave dell’editoria contemporanea.
A quasi nove anni di distanza dall’ultimo romanzo della serie La Torre Nera (La Torre Nera VII: La Torre Nera, 2004), Stephen King torna a parlare del pistolero Roland di Gilead, ma questa volta lo fa in modo slegato dagli eventi narrati nei precedenti romanzi, cosicché per leggere La leggenda del vento, che temporalmente si inserisce tra il quarto e il quinto volume della saga, non occorre aver letto tutti gli altri libri, come lo stesso autore conferma nella breve prefazione, ma basta avere un minimo di conoscenza dei personaggi e della storia.
Disturbante, cupo, geniale, coinvolgente, sconvolgente. E la verità ovviamente sta nel mezzo, ovvero nell’insieme di tutte queste definizioni. Peter Straub ha fatto centro, un centro perfettamente rotondo, che sta lì e continua a fissarti come un occhio maligno, anche dopo svariati giorni che hai chiuso il libro.
L’autore, già noto per le sue collaborazioni con Stephen King ne “Il Talismano” e “La casa del buio”, nonché vincitore del Bram Stoker Award con “Lost Boy Lost Girl” e “In the Night Room”.
“Il villaggio nero” del polacco Stefan Grabiński è un piccolo gioiello per palati fini e per tutti quelli che ogni tanto amano affondare a piene mani in quelle atmosfere più rarefatte ed originali che dobbiamo spesso andare a ricercare tra gli autori di uno o due secoli fa.
Internato in una clinica psichiatrica, evade con furbizia, e comincia il suo personale pellegrinaggio per gli Stati uniti, sempre sotto false identità che si procura con diabolico ingegno. Ogni sua tappa è costellata di omicidi, rituali, brutali, catartici. Come un fantasma colpisce e scompare. Thomas si crede il figlio di uno stupratore seriale realmente esistito, Caryl Chessman, giustiziato sulla sedia elettrica quando lui era giovane, e ne prosegue le gesta, amplificandole con il sangue, la necrofilia, il rifiuto palese per la pietà e il rispetto della vita umana.
Un uomo appena divorziato decide di mostrare al mondo di che pasta è fatto ricattando alcuni concittadini con delle foto pornografiche, scatenando una reazione a catena che ricadrà sulla testa di tante persone. La trama di Niceville è la storia della città stessa, una specie di triangolo delle bermuda in terra, dove le persone spariscono e non se ne sa più nulla e dove la gente cattiva diventa ancora più cattiva e di buoni proprio non c’è traccia.
Bentornati nella patria delle Zannute e delle atmosfere cupe dell’indimenticabile Colonia che trasuda sale nero.
Si intitola Dario Argento e il gatto dalle molte code, edito da Profondo Rosso e scritto da Giovanni Modica, astro nascente della critica letteraria orrorifica di cui ricordiamo il soprendente esordio dedicato a Lucio Fulci, Sette note in nero pubblicato nel 2008 dalla Morpheo editore e il successivo Dario Argento e L’uccello dalle piume di cristallo, che con il volume in questione farà il paio in attesa di un terzo lavoro su Quattro mosche, che a questo punto ci aspettiamo.
Il genio si può presentare in varie vesti, anche in quella assai bistrattata del produttore.