Un mockumentary ambientato in una piccola chiesa di campagna dove accadono fatti inquietanti. Il film di Elliot Goldner è una bella sorpresa.
Un team di investigatori composto da un tecnico, un esperto di eventi soprannaturali e un (immancabile) prete viene inviato dal Vaticano per far luce su uno strano evento accaduto durante un battesimo in una chiesetta di uno sperduto paesino inglese. Il racconto, supportato da un video, del giovane prelato locale Padre Crellick sembra inizialmente l’ennesimo fake per farsi un po’ di pubblicità, ma presto Deacon, Gray e Mark si troveranno davanti a scenari sempre più inaspettati e terrificanti…
Se davanti alle parole “mockumentary” ed “esorcismi” state già sbuffando pensando “oh noooo, l’ennesimo film dove si aprono e chiudono fortissimo delle porte a caso!” fermatevi subito: The Borderlands dell’inglese Elliot Goldner è sì un film dove accadono le solite cose viste e riviste in molti altri film negli ultimi anni, MA NON SOLO.
Partendo da un soggetto semplice e banale Goldner riesce a dare al suo film quel tocco in più che serve a tirarlo fuori dalla palude di mediocrità nel quale spesso film di questo genere affondano inesorabilmente. I segreti della riuscita di The Borderlands sono due: il cast e la location. Aidan McArdle (Mark), Gordon Kennedy (Deacon) e Robin Hill (Gray; che ha già recitato in 3 film di Ben Wheatley) sono attori affidabilissimi, che dai primi minuti caratterizzano alla grande i loro personaggi dando al finto documentario addirittura una parvenza di…vero documentario! Insomma, non siamo di fronte a ventenni americani pescati a caso per le loro belle faccine. Soprattutto Gray, con quell’accento sfacciatamente cockney, è un personaggio che da solo tiene la scena e col suo atteggiamento da cazzaro strappa più di una risata. La chiesa e l’intero paesino dimenticato da Dio (letteralmente…) situato nelle campagne inglesi poi sono uno sfondo perfetto per le avventure dei tre investigatori. La chiesa, in particolare, è la chiave di tutto: piccola, angusta, senza particolari caratteristiche che la possano rendere spaventosa…insomma, una chiesetta che potrebbe essere benissimo quella del paesino umbro dove nacquero i vostri nonni. Ed è questa assoluta normalità che la rende ancora più inquietante quando inizia a scatenarsi la forza demoniaca.
Con questi due punti di forza dalla sua, Goldner prepara i suoi tricks e le sue sorprese con calma, prendendosi il suo tempo e senza mai forzare la mano. Questo modo di lavorare molto poco americano può far sembrare The Borderlands un film lento e che fatica a trovare la sua strada, ma non è affatto così. Il lento svelarsi dei misteri che stanno dietro all’attività dell’organizzazione per la quale lavorano Deacon & co. unito alla parte finale girata in pieno stile Blair Witch danno un fascino del tutto particolare al film, che sfugge sempre di più le atmosfere patinate dei suoi colleghi per puntare su immagini più rustiche e realistiche possibili. Il bel finale poi conferma The Borderlands ampiamente sopra la sufficienza. Goldner col suo film d’esordio non si inventa nulla di nuovo, ma per lo meno ha la capacità di rielaborare in maniera personale e valida un soggetto nel quale molti suoi colleghi hanno miseramente fallito. Good job, Elliot.
About Rael Montecucco
Classe 1985. Nato sulla West Coast, cresce tra Dylan Dog, Romero, Argento, Lynch e Faith No More. La musica ed il cinema riempiono la sua vita praticamente da sempre, due punti di riferimento senza i quali si troverebbe perso. Nel 2010 si laurea a pieni voti in cinema e video presso l'Università di Pisa, con una tesi su Matthew Barney. Nel gennaio 2012 è co-fondatore del blog glisbandati.tumblr.com.
Ama l'horror e il grottesco, il gore e le atmosfere dark, con una passione particolare per tutto ciò che si può definire weird. Toglietegli i Wayfarer e diventerà cenere.