Cinema Almost Human: anteprima

Almost Human: anteprima

coverUno Sci-Fi horror per uggiose serate invernali fra amici.

Almost Human è l’esordio di Joe Begos, eterno peter pan con barba incolta e cuffia hypster, figlio di una generazione cresciuta col poster di Terminator (1984, James Cameron) appeso in cameretta sopra la testata del letto. E ci sta. Ci sta che ci sia gente vogliosa di riproporre un modello di entertainment vincente, quello Sci- Fi horror spassoso, capace di lasciare il segno in nome di una certa “ignoranza” stilistica che non è necessariamente sinonimo di gretta amatorialità Certo, gli Ottanta produssero decine di aborti su pellicola ma anche cult straordinari: oltre al precitato capolavoro di Cameron non possono essere dimenticati i vari  La Terra Silenziosa (1984, Geoff Murphy), L’Alieno (1987 Jack Sholder), a cui Almost Human si ispira direttamente, Essi Vivono (1988, John Carpenter), Videodrome (1983, David Cronemberg) e ancora Brazil (1985, Terry Gilliam), Predator (1987, John Mc Tiernan) e “last but not least” Blob- Il Fluido Che Uccide (1988,Chuck Russell).

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Almost Human  si presenta fin dalla cover come un atto d’amore per questo filone tanto amato dai quarantenni di oggi, in cui il regista e sceneggiatore non tralascia nulla al caso e gira tutti gli ottanta minuti di materiale su Red MX scena extra post titoli di coda compresa, intrattenendoci con ultra violenza, tanto gore e umorismo grottesco, il tutto intorno a un plot semplice semplice che, a quanto dicono da Toronto (dove è stato presentato in Settembre) nel complesso convince.
Va da sé che il dilemma si riproponga acido e inesorabile come un conato di vomito dopo un overdose di Tavernello: Che fine ha fatto l’inventiva? O ancora, l’horror contemporaneo ha veramente il fiato così corto da necessitare riproposizioni su carta carbone di cose viste già trent’anni fa? Il modello agèe, rilanciato maniacalmente negli ultimi anni, divide pubblico e critica perchè se da un verso sottende a una mancata verve nelle menti creatrici, dall’altro va direttamente a toccare il cuore dei nostalgici, disposti a perdonare il peccato originale del copia incolla in nome di un’accelerazione dei battiti cardiaci dopo tanti sbadigli, mancate promesse e molto rumore per nulla. Nel decorrere di questo dibattito infinito, destinato a riempire i forum dei blog ancora per molto tempo, Begos ci narra della scomparsa di un tale Mark Fisher che, addotto da un flash blu, ritorna due anni dopo visibilmente cambiato nel carattere. L’amico Seth Hampton, l’ultimo ad averlo visto prima del rapimento, non convinto dai cambiamenti umorali di Mark, comincia a collegare l’amico a una serie di brutali omicidi avvenuti in zona certo che qualcuno o qualcosa da un altra dimensione gli abbia invaso mente e corpo al fine di condizionarlo.

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Graham Skipper interpreta la parte del buon Seth tentandole tutte per far sorridere il pubblico con battute polverose come una VHS dispersa in qualche Toshiba da rigattiere mentre Josh Ethier è il più convincente ma comunque abulico cyborg assassino. Non esattamente Al Pacino e De Niro insomma. Ma qui la recitazione conta fino a un certo punto e Begos, col suo cialtronesco ma simpatico “ritorno al fututro” evita che ci si soffermi troppo sulla prova dei due. Gli omaggi si sprecano, oltre la pellicola volutamente invecchiata si va dai caratteri dei titoli di apertura identici a quelli voluti da Carpenter nell’81  per  Fuga da New York  fino al metallico e apocalittico synth orchestrale della soundtrack, passando per la compressione orizzontale ottica dell’immagine del rapporto d’aspetto 2.35:1. Traendo le conclusioni, un pzzico di curiosità resta e se è vero che in certe serate invernali non pensare troppo ( anche se il titolo identico al geniale poliziottesco dello zio Fulci può causare lievi cirrosi)  rinforza i mitocondri, allora perchè non rilassarci malinconici ma non troppo, con un the al rum, Almost Human full screen e tanti ricordi di un’ epoca che, forse grazie a Dio, volenti o nolenti se l’è portata via il tempo.

About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.

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