E si ricomincia. Dopo tanta attesa, la quarta stagione di The Walking Dead è partita, ma in maniera differente rispetto al passato.
Se, infatti, nelle precedenti season la prima puntata era quella di punta, dove succedeva di tutto, dove gli zombie erano scatenati, dove i nostri sopravvissuti rischiavano la vita in ogni scena (tutti ricordiamo l’incipit della stagione passata, quando per entrare nella prigione abbandonata, Rick e compagni avevano dovuto compiere una mattanza da record di morti viventi), stavolta si è partiti al rallentatore, con una puntata “tranquilla” che ci ha fatto riprendere confidenza coi personaggi, ci ha raccontato quanto di nuovo successo nel frattempo (nuovi amori, nuove missioni, nuovi progetti), ma dove sono stati seminati molti indizi sull’andamento della serie, probabilmente più on the road del passato.
La struttura della sceneggiatura, però, non è cambiata: il fulcro della storia è sempre l’impossibilità di una vita “normale” in un mondo infestato dagli zombie e ciò emerge subito dalla prima scena della puntata: Rick esce dalla prigione per lavorare la terra divenuta ormai il loro principale mezzo di sostentamento (insieme a un improvvisato allevamento di maiali), ma lo fa con le cuffie nelle orecchie, come a voler esorcizzare il monotono lamento dei morti viventi che spingono contro la rete di recinzione per entrare. A un certo punto, però, si toglie le cuffie e assistiamo a un agghiacciante passaggio sonoro dalla musica all’assordante rumore dei grugniti zombeschi. Ma gli autori non si fermano qui e calcano maggiormente la mano sul nuovo rapporto nascente tra morti viventi e sopravvissuti: Rick li guarda e quasi sorride, la sua rabbia verso di loro sembra non esistere più, addirittura adesso esce senza pistola, come se ormai avesse pietà dei mostri che li assediano. Più avanti, ciò viene confermato dalla sequenza in cui Carl incontra un gruppo di bambini che, a pochi metri dalla recinzione, scherzano con gli zombie, dandogli dei nomi. E all’appunto di Carl che avverta uno di loro riguardo le cattive abitudini dei morti viventi: “Uccidono le persone”, la bambina risponde “Anche l’uomo lo fa”. Sembra, quindi che l’approccio nei confronti degli zombie stia cambiando, ma non si capisce se in senso positivo (pietà verso di loro) o negativo (l’abitudine e l’accettazione passiva di vivere in un mondo nuovo).
Abbiamo assistito a una puntata aperta, ricca comunque di pathos, e che si chiude con il classico colpo di scena che promette un secondo episodio esplosivo. Kirkman ha più volte detto che questa quarta stagione sarà la migliore, non ci resta che avere fiducia e continuare a seguirla.
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).