Un mix poco riuscito tra horror e commedia, con un’apocalisse zombi sullo sfondo.
Q e i suoi soci sono in fuga. La rapina che avevano progettato ha regalato loro un borsone pieno di soldi, ma Danny si è preso una pallottola e versa in un mare di sangue nel retro del furgone bianco che Tony sta guidando a tutta velocità attraverso pianura e campagne, direzione costa sud, verso il mare, verso la salvezza. Pat, Muscles e “Crazy” Steve, nel retro del furgone col morente Danny, cercano di ritrovare la calma. Ma la calma è un miraggio quando oltre a essere un criminale in fuga ti ritrovi nel bel mezzo dell’esplosione di quella che sembra essere una pandemia che trasforma gli esseri umani in veri e propri zombi. Quando poi la benzina finisce e la banda di Q si trova costretta a rifugiarsi in una fattoria dove vive la bella Cassie con la sua cazzutissima nonna, gli eventi iniziano a precipitare. Gli zombi circondano la casa, mentre nascono problemi tra i membri della banda. Riusciranno i nostri eroi a svignarsela e a salvare la pelle?
Nello sconfinato e inesauribile mondo degli zombie movies, che noi tutti amiamo e che con l’esplosione di The Walking Dead è uscito dall’underground diventando un fenomeno di costume, ci si è avventurati ormai da tempo fuori dai confini tracciati da papà Romero, andando ad aggiungere, tagliare e modificare gli elementi cardine sul quale si basava tutto l’immaginario nato con La notte dei morti viventi. Zombi che corrono a velocità supersoniche, zombi che parlano, zombi che si innamorano… insomma abbiamo visto di tutto e di più in questi ultimi anni. Uno degli esperimenti più divertenti ed interessanti ad ogni modo è stato quello che ha visto l’incontro inusuale ma spesso azzeccato dell’horror con la commedia.
Senza andare a scomodare Peter Jackson e i suoi esordi, possiamo tranquillamente prendere il 2004, anno di uscita di Shaun of the Dead di Edgar Wright come anno zero per questo sottogenere horror-comico sugli zombi, che ha partorito qualche buon film (Zombieland su tutti, ma anche Fido) e tante, troppe pellicole mediocri. L’esordio alla regia di Matt Mitchell rientra ahinoi in quest’ultima categoria. Dopo un discreto corto sempre sugli zombi (Don’t lose heart, 2008) e una veloce escursione nel mondo dei gangsters con il suo secondo short movie (Fuhgeddaboudit!, 2009), per il suo primo lungometraggio (scritto come i suoi lavori precedenti insieme alla moglie Talyesin Mitchell) il regista inglese decide di unire le due atmosfere, partorendo Gangsters, Guns & Zombies, un nome che è tutto un programma.
Mitchell con un budget limitatissimo si diverte a costruire il proprio film a strati, partendo da una base crime spaccona alla Guy Ritchie (i personaggi di Crazy Steve e Muscles sembrano saltati fuori da Lock&Stock) passando progressivamente all’horror vero e proprio quando gli zombi iniziano a fare capolino con più frequenza sulla scena. Il tutto inframezzato da scenette più o meno comiche che vorrebbero far ridere ma ci riescono ben poco. Cos’ha che non va dunque Gangsters, Guns & Zombies?
Rispondere “tutto” sarebbe poco generoso, ma la risposta si avvicinerebbe non poco alla realtà. Il problema maggiore di questo film è che nei fatti resta un embrione congelato di horror: sono presenti gli zombi, è vero, ma non c’è una sola scena di sangue degna di nota per tutti gli 88 minuti di durata, non un brandello di carne che viene strappato, non una testa spaccata… niente che ti resta impresso nella mente a visione terminata. Il film di Mitchell è semplicemente un film che esaurisce tutte le sue carte nel tentativo di mixare horror e commedia. A parte questo, il nulla. Volendo essere buoni, possiamo dire che le interpretazioni degli attori non sono poi così male e le citazioni di Romero fanno sorridere e ci fanno simpatizzare per un attimo con un film che nonostante provi a tenere alto il ritmo finisce con l’annoiare. Perchè fondamentalmente in questo film poco succede e poco c’è da vedere. Insomma, da parte di Mitchell e consorte tanta buona volontà, ma siamo ancora lontani da qualcosa di accettabile. Piccola consolazione, le scenette spassose sui titoli di coda, che rendono meno amaro un boccone comunque difficilmente digeribile.
httpv://youtu.be/3ARkStAAa-A
About Rael Montecucco
Classe 1985. Nato sulla West Coast, cresce tra Dylan Dog, Romero, Argento, Lynch e Faith No More. La musica ed il cinema riempiono la sua vita praticamente da sempre, due punti di riferimento senza i quali si troverebbe perso. Nel 2010 si laurea a pieni voti in cinema e video presso l'Università di Pisa, con una tesi su Matthew Barney. Nel gennaio 2012 è co-fondatore del blog glisbandati.tumblr.com.
Ama l'horror e il grottesco, il gore e le atmosfere dark, con una passione particolare per tutto ciò che si può definire weird. Toglietegli i Wayfarer e diventerà cenere.