Cinema L’evocazione: Intervista a James Wan

L’evocazione: Intervista a James Wan

CJD-08898Credo di aver fatto tanti film horror, ma sentivo che l’unica area che non avevo ancora mai esplorato era quella dei film basati su dei personaggi reali“.

Dopo Patrick Wilson e Lily Taylor, è giunta l’ora di James Wan: il regista ci racconta della genesi della pellicola, di un tipo di orrore con cui non aveva ancora fatto i conti e del rapporto di chi, con il paranormale, ci ha a cha fare solo fuori dal set.

Cosa l’ha attratta di questa storia e l’ha convinta a dirigere The Conjuring?

Seguo la storia della vita di Ed e Lorraine Warren da qualche tempo.  Le loro vite mi hanno sempre affascinato; pensavo che la loro sarebbe potuta diventare una bella storia. Volevo comprare i diritti della loro biografia e, alla fine, il progetto è arrivato all’attenzione della New Line.  E quando la New Line è venuta da me per presentarmelo, ero già preparato su come avrebbe potuto essere il film. Quindi ho preso la palla al balzo.

Com’è stato per lei incontrare Lorraine Warren e che tipo di suggerimenti le ha dato per affrontare la storia?

Incontrarla è stata un’esperienza davvero incredibile. E’ un personaggio affascinante e quando la incontri di persona ti rendi conto che è veramente fantastica.  La prima cosa che tutti abbiamo notato è che è molto dolce.  E’ una donna gentilissima. Ti ricorda una zia o una nonna. E quando parla del sovrannaturale e del paranormale si trasforma in una persona diversa. E’ davvero fantastica. Lei è tutto quello che mi aspettavo e molto di più, non sapevo quanto fosse gentile e dolce. E’ stato davvero bello scoprirlo, e sentire le storie di come aiutava le persone e le loro famiglie. Conoscendola, si capisce perfettamente che tipo di persona sia.  E sai che quando aiuta la gente dona tutta se stessa. Le persone che aiuta vengono prima di qualsiasi altra cosa. E’ stato questo che mi ha colpito di più.

CJD-11492rPuò raccontarci qualcosa della storia? Qual è secondo lei la sua originalità  e cosa la rende spaventosa?

Ricordo di aver chiesto agli sceneggiatori  (Chad e Carey Hayes) perché avessero scelto questa particolare storia e mi dissero che erano andati a cercare alla fonte principale. Avevano chiesto a Lorraine quale, tra tutte le migliaia di casi su cui aveva investigato, l‘avesse maggiormente spaventata. E lei gli raccontò questa storia, che poi è diventata The Conjuring. Molte delle sue storie sono davvero spaventose, ma credo che questa qui in particolare nascondesse delle ragioni emozionali e personali. Credo che questa vicenda l’abbia particolarmente colpita perché c’era di mezzo una famiglia che aveva delle figlie della stessa età della sua. E credo che qualsiasi cosa ci fosse in quella casa, poi abbia fatto visita anche in casa sua.  Perciò era una storia personale. Ad ogni modo, credo sia stata la migliore da cui iniziare.

E poiché le persone di cui parlate sono reali, sentivate una particolare responsabilità nell’affrontare questo argomento o verso di loro?

Certamente.  E’ stato proprio questo che mi ha attratto del progetto. Credo di aver fatto tanti film horror, ma sentivo che l’unica area che non avevo ancora mai esplorato era quella dei film basati su dei personaggi reali. E ho pensato, ‘Chi meglio di me potrebbe fare un film sui Warren?’   Quindi, considerando chi sono e quello che hanno passato, volevo davvero rendere onore alle persone di cui parla il film. Non solo i Warren.  Ma anche i Perron. Ovviamente c’erano delle cose che sapevo di dover modificare per adattarle al contesto del nostro film, ma volevo rimanere fedele all’essenza della loro natura, delle loro vicissitudini, degli incubi che hanno dovuto subire. Era questo che volevo ottenere. Ho sempre detto che il mio scopo non era l’obbiettività nel caso di questo film. Volevo fare un film soggettivo. Volevo raccontare il film attraverso il loro punto di vista, i loro occhi — cosa hanno passato crescendo in quella casa, e quello che hanno fatto i Warren per aiutarli. Sono queste gli elementi su cui mi sono concentrato.

CJD-FP-0006Riguardo al cast, aveva già lavorato assieme a Patrick Wilson in passato.  Qual è il contributo di Patrick e Vera Farmiga al film e ai personaggi di Ed e Lorraine?

Credo che Patrick e Vera portino un grande contributo al film. Ritengo che conferiscano una solidità che è esattamente quello che cercavo per l’interpretazione di questi due personaggi.  Ed e Lorraine sono davvero dei personaggi incredibili e volevo fortemente dei buoni attori per far sì che tutto funzionasse alla perfezione.  E Patrick e Vera sono due dei più stupefacenti attori con cui abbia mai lavorato.  Loro la pensavano esattamente come me riguardo al progetto. Volevano davvero rendere onore a Lorraine e a Ed; hanno fatto lunghe ricerche e hanno studiato molto. Sono anche andati a casa di Lorraine.  Patrick è rimasto molto affascinato dal suo museo degli spettri. Credo che Vera, invece, fosse nervosa. Vera aveva più paura perché è una persona molto spirituale e crede molto in queste cose. Quindi non voleva riportarsi dietro ‘qualcosa’. (Ride) Ricordo che mi chiesero se volevo andare assieme a loro. Gli dissi, ‘Diavolo non ci penso nemmeno!’  (Ride)  e poi, ‘No, non è necessario. Gli sceneggiatori hanno fatto le loro ricerche. Così come tutti gli altri attori. Io ho parlato con Lorraine. Non credo di dover anche andare in quella casa.’ (Ride)

Preferisce mantenere i suoi incubi strettamente nel reame del cinema?

 Assolutamente si.  Preferisco tenere questo genere di cose nel cinema. Dico sempre che sono molto fifone.  (Ride)  Uso sempre l’esempio che Spielberg ha fatto un grande film su uno squalo, ma non ne ha mai incontrato uno. Ha fatto dei grandi film sugli alieni, ma non ne ha mai incontrati. Credo sia tutta questione d’immaginazione ed io ho un’immaginazione davvero folle. La gente mi chiede, ‘Come fai a fare dei film così spaventosi?  Cos’è che sai ?  Quali sono i trucchi che usi per instaurare un legame così forte con il pubblico?’  E io rispondo: Cerco di calarmi in quelle situazioni. Se mi trovo in una situazione che mi terrorizza sono piuttosto convinto che anche altri saranno terrorizzati allo stesso modo.

Ci può parlare di Lili Taylor e Ron Livingston e del contributo che hanno portato alle interpretazioni di Carolyn e Roger Perron?

Sin dall’inizio, una delle cose che volevo veramente evitare è il classico film su una casa infestata dai fantasmi in cui la moglie e i bambini vedono di tutto, mentre il marito non vede niente. E quindi il marito non crede a quello che dice il resto della famiglia, e ci sono pianti e litigi. Ne abbiamo visti molti di film del genere. Perciò volevo un marito che solo inizialmente non ha esperienze dirette, volevo qualcuno che fosse sensibile, che non avrebbe pensato che la moglie mentisse e che avrebbe creduto alla sua famiglia. E avevo bisogno di un attore in grado di far funzionare il tutto.  Un attore capace di ottenere, da subito, la simpatia dello spettatore, perché è una persona buona, un buon padre di famiglia.  E non c’è nessuno più amabile di Ron Livingston. E’ una persona fantastica, gentilissima. Ron è davvero favoloso. Inoltre, è anche un  grande attore. Credo riesca a instillare dell’affetto nello spettatore nei confronti della sua famiglia. Credo fermamente che le scene funzionino solo se si prova dell’affetto nei confronti della famiglia. E poi Lili Taylor, wow, è fantastica, soprattutto considerando quello che deve sopportare il suo personaggio. Credo abbia fatto un lavoro magnifico. Con The Conjuring ho avuto la fortuna di avere un grande cast.  E ci tengo a dire che anche i bambini in questo film sono fantastici.

CJD-FP-0018r Com’è stato dirigere le cinque ragazze che nel film interpretano le figlie?

Sono incredibili. Pensavo che si sarebbero spaventate, mentre invece non facevano altro che dire ‘Oh, guarda che make-up. E’ fichissimo!’  ed io pensavo, ‘Okay.  Bene. Sono contento che capiscano che è tutta finzione, che non è reale.’ Credetemi, è importante che gli attori bambini riescano a capire la differenza tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Ma voglio anche dire che io creo un’atmosfera molto allegra sul set. Mi piace pensare che i miei set siano davvero felici, che nonostante il film sia spaventoso, nel momento in cui grido ‘Stop’ tutti si divertono, soprattutto i bambini. Le ragazze interpretano delle sorelle e sono andate d’accordo come delle vere sorelle, si sono divertite molto a lavorare su questo set.

Pare siano capitate delle cose terrificanti sul set, mentre giravate il film. Lei ha vissuto qualche esperienza particolare?

Sul set?  L’unica cosa che mi ha davvero spaventato è stata quando Lorraine ha fatto visita al set.  Ha visitato la casa a due piani che abbiamo ricostruito negli studi di posa ed io ho pensato ‘Beh, non è una casa spaventosa. L’abbiamo costruita sei settimane fa’, giusto?  Quindi so che non è quella vera. E’ solo un set. E’ finta.’ Ma quando Lorraine è uscita, ci ha detto, ‘La stanza dello specchio, al piano di sopra. Ho sentito una vibrazione in quella stanza. Ho sentito un’energia negativa’  Al che io la guardo e dico, ‘Lorraine, non è reale. Non è una vera casa. E’ un set.’  E lei, ‘Tesoro, non è del set che sto parlando. Lo avverto negli oggetti di arredamento che ci sono nella stanza.’ E a quel punto mi rendo conto che il mio scenografo ha arredato la casa  con degli oggetti provenienti da vecchie abitazioni di campagna, trovati nel Wilmington (Nord Carolina) e comprati a prezzi stracciati. Lorraine ha sempre detto che gli spiriti non si trovano solo nei luoghi ma anche negli oggetti.

Ci può parlare dell’equilibrio tra effetti speciali fisici e CGI in questo film?

 Il motivo per il quale i miei film sono efficaci è che non mi affido molto alla CGI.  Credo che i film risultino più spaventosi in questo modo. In genere, quando senti le persone raccontare le esperienze spaventose che hanno vissuto, c’è sempre di mezzo una porta che cigola e l’oscurità. Oppure un tavolo che si muove nel buio. Sono in cucina indaffarati, impegnati a pulire i piatti,  quando con la coda dell’occhio vedono passare una persona. Giusto?  E in questi casi non sono necessari dei grandi effetti speciali. Basta una persona che passa, e se giri bene la scena, se la catturi bene, ottieni l’effetto giusto; a quel punto riesci a fare davvero paura. E’ questo che cerco di fare in tutti i miei film. E credo sia questa la ragione per la quale funzionano così bene.

 Ci può parlare del suo uso della musica? Perché sembra contribuire, assieme ad altri elementi, alla creazione dell’atmosfera dei suoi film?

Non so come parlarne da un punto di vista filosofico perché è una cosa puramente istintiva. Credo semplicemente di sapere quando i momenti debbano essere più tranquilli e quando invece sia necessaria un po’ di musica. E soprattutto, quale tipo di musica usare. Gli strumenti a corda oppure il pianoforte, che è più malinconico. So quando è il momento in cui una corda di violino alta può farti venire la pelle d’oca.

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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