Gallowwalkers

Wesley Snipes, pistolero solitario e vendicativo, a caccia di morti viventi in questo western horror purtroppo pasticciato

Far West, un misterioso pistolero ha su di sé una maledizione, ereditata dalla madre suora: chiunque viene ucciso da lui, torna in vita più pericoloso e immortale. L’uomo decide di ingaggiare un giovane pistolero per aiutarlo nello scontro finale con un gruppo di non morti (i gallowwalkers del titolo), già uccisi da lui e colpevoli di aver causato la morte della sua amata.

“La morte non è la cosa peggiore che può capitarti” dice la bella ladra in una delle scene iniziali; in effetti di peggio c’è quello che sono ahimé riusciti a fare con questo film. Scherzi a parte i presupposti per una pellicola fuori dagli schemi ci sono tutti: un exploitation-horror dal taglio action ambientato nel vecchio west con morti viventi sui generis, pensanti, cattivi e vendicativi, sembrerebbe promettere grandi cose, c’è anche un Wesley Snipes in grande spolvero con le treccine nei panni polverosi dell’eroe silenzioso, stile Clint Eastwood, ma qualcosa non funziona.

Va detto che il film ha incontrato nella sua produzione (iniziata nel 2006!) vari problemi, il principale dei quali è stato l’arresto per evasione fiscale di Snipes, ma più che negli elementi tecnici la debolezza va riscontrata nella sceneggiatura e nella gestione di tempi e svolgimento della vicenda. Si alternano lunghi flashback pesanti a discrete scene d’azione, ma la storia è confusa, si entra subito nel vivo con la scena iniziale (omaggio forse ai primi quindici bellissimi minuti di “C’era una volta il West”?) nel bel mezzo del deserto, con i giusti tempi del classico spaghetti western, ma poi tutto il potenziale si perde in uno svolgimento raffazzonato e poco omogeneo. Eppure ci sarebbero delle buone intuizioni, anche visivamente interessanti: il condannato vivente di viola vestito con la bocca cucita suscita subito il nostro interesse, così come il suo pallido comandante o anche il gruppo di condannati dal viso coperto nei modi più singolari, senza dimenticare il furioso Snipes nel flashback della prima vendetta tutto rasato e dal volto pitturato, una maschera di rabbia sicuramente riuscita.

Gli effetti speciali, pur essendo grossolani fanno il loro lavoro, anche se alcune scene sono poco credibili, come il lungo combattimento con Buckethead. I personaggi di contorno poi non raccolgono l’interesse, sono delle macchiette stereotipate, senza spessore, che si muovono nel deserto (splendidi gli scenari della Namibia) senza ragione d’essere fino ad uno stanco finale, risolto nell’ovvietà del duello tra pistoleri.

Abbiamo di fronte un esperimento fallito, causato sicuramente dalle vicissitudini legali della produzione, in cui una divertente e tutto sommato originale idea sarebbe potuta diventare un cult del cinema di serie B e in cui Snipes avrebbe regalato una nuova icona al mondo dell’horror, simile a Blade (non chiediamo troppo certo), ma con un’acconciatura più vistosa.

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