A 87 anni ci ha lasciati un maestro della narrativa, del cinema e della televisione.
La notizia è trapelata con qualche giorno di ritardo, ma alla fine ci siamo dovuti arrendere alla realtà: Richard Matheson non è più tra noi. Lo scrittore-sceneggiatore se n’è andato il 23 giugno, a 87 anni, dopo una lunga malattia contro cui ha combattuto fino all’ultimo, grazie alla sua forte tempra, la stessa che gli permise di sopravvivere alla Seconda Guerra Mondiale e che gli ha consentito di scrivere fino a pochi anni fa, lasciandoci un testamento prezioso, grazie al quale i migliori autori di sci-fi e horror (Stephen King gli dedicò il romanzo Cell) si sono imposti all’attenzione del pubblico.
Uno dei suoi ultimi romanzi arrivati in Italia, Altri regni (Fanucci, 2011), è stato l’ennesima dimostrazione di un talento cristallino non ingabbiabile in nessun genere specifico e in grado di spostarsi dalla sci-fi all’horror fino allo struggente dramma d’amore (come nel libro sopra citato), ma sono stati titoli come I vampiri (poi rieditato come Io sono leggenda e sbarcato al cinema per ben tre volte), Tre millimetri al giorno (portato sul grande schermo dalla Universal col titolo Radiazioni BX: Distruzione uomo) e Io sono Hellen Driscoll (da questo libro il film di David Koepp Echi mortali con Kevin Bacon) a fare di Matheson un autentico Maestro a cui perfino alcuni grandi registi di oggi devono tanto, in primis lo Steven Spielberg che, venticinquenne, debuttò dietro la macchina da presa nel 1971 con Duel, scritto dallo stesso Matheson. Molti dei suoi racconti e romanzi hanno rappresentato (e rappresentano ancora oggi) una scuola per molti giovani che coltivavano il sogno di diventare scrittori, e contribuì allo straordinario successo che il genere fanta-orrorifico ottenne sui libri e al cinema tra gli anni ’50 e ’60. Il suo è stato un apporto a 360° alla cultura di genere: già nel 1956, quando Matheson aveva appena trent’anni, arrivò al cinema il già citato Radiazioni BX: Distruzione uomo diretto da Jack Arnold, mentre l’anno dopo la Hammer provò ad acquistare i diritti di Io sono leggenda, ma il progetto non andò in porto. In quegli stessi anni, la poliedrica personalità dello scrittore di origini norvegesi trovò sfogo anche in televisione, dove dapprima collaborò alla stesura di alcuni episodi della serie Alfred Hitchcock Presenta, e poi, nel 1959, fu parte integrante del progetto Ai confini della realtà di Rod Serling, per cui scrisse vari episodi, tra cui, il più famoso, Incubo a seimila metri, che andò in onda nel 1963.
Gli anni Sessanta rappresentarono il trampolino di lancio per Matheson che fu coinvolto in vari progetti, tra cui l’adattamento cinematografico del racconto La caduta della casa degli Usher di Edgar Alla Poe, sbarcato al cinema col titolo I vivi e i morti e che inaugurò una felice collaborazione tra lo scrittore e Roger Corman con cui poi girò Il pozzo e il pendolo (1961), I racconti del terrore (1962) e I maghi del terrore (1963). Negli anni successivi, la sua carriera proseguì divisa tra narrativa e cinema: nel 1961 scrisse la sceneggiatura di Il padrone del mondo, film tratto dal romanzo di Jules Verne Robur – Il conquistatore, mentre un anno più tardi portò sul grande schermo Ombre del male di Fritz Leiber nella pellicola La notte delle streghe di Sidney Hayers. Sulla scia della fama conquistata, nel 1962 Matheson fu chiamato anche da Alfred Hitchcock che gli chiese l’adattamento del breve racconto di Daphne Du Maurier Gli Uccelli (1953) per l’omonima trasposizione cinematografica, senza però soddisfare le esigenze del regista inglese che, alla fine, passò il lavoro a Evan Hunter. Alla base della rottura, l’idea dello scrittore di non far vedere gli uccelli durante il film. Nel 1964 arrivò, però, la rivincita, quando Matheson stesso adattò Io sono leggenda per la co-produzione italo-americana L’ultimo uomo sulla Terra, in cui il ruolo del protagonista, Robert Morgan, fu affidato alla star dell’epoca Vincent Price. Nonostante l’ancora oggi inspiegabile ostracismo a cui il film (diretto da Ubaldo Ragona e dal non accreditato Sidney Salkow) andò incontro da parte di gran parte della critica italiana del periodo (già allora mal disposta nei confronti delle produzioni di genere nostrane), in pochi anni divenne un vero cult da cui trasse ispirazione anche George Romero per il suo La notte dei morti viventi (1968), in cui il regista rilesse la figura dello zombie nell’ottica delle creature mathesoniane, a metà tra i vampiri assetati di sangue e i lenti e impacciati morti viventi che al cinema avrebbero fatto furore. Negli anni successivi il romanzo fu oggetto di altre reinterpretazioni, da 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra di Boris Sagal e con Charlton Heston fino al recente Io sono Leggenda con Will Smith (senza contare quelle rubacchiate…), poiché la libertà con cui lo scrittore creò quest’universo post-apocalittico in cui un uomo si aggira, da solo, per una città spettrale, alla ricerca di altri sopravvissuti all’epidemia che ha sterminato il genere umano, permise al libro di mantenersi attuale e di poter essere continuamente riletto più o meno fedelmente.
Come ha scritto oggi su Facebook lo scrittore e traduttore Giovanni Arduino: «Il vecchio bravissimo scrittore andò in paradiso: fortunatamente era diverso da quello di un film tratto dai suoi libri».
Addio, Richard, ci mancherai.
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).
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giu 25, 2013Posted By
Eddie_ShenkerUn grande. RIP