Il nono capitolo della saga, ridiscute la serie con una certa originalità.
Steven e Nico, due amici inseparabili, decidono di partire per il Messico e fare una vacanza a base di bevute e ragazze, filmando le tappe del viaggio. Una sera vengono attaccati da una misteriosa figura e svaniscono nel nulla. Le autorità non possono fare altro che comunicare la cosa alle famiglie, inviando loro anche le registrazioni del viaggio dei due giovani. Emma, sorella di Steven, trova tra gli oggetti del fratello una misteriosa scatola con decorazioni dorate che sembra un rompicapo. Manipolandola, riappare Steven, coperto di sangue. E’ l’inizio di un incubo…
Vedere Hellraiser Revelations è assistere a uno spettacolo quasi di contrabbando, una sorta di snuff movie negato ai più. La storia dietro al film è un piccolo film a se stante che poteva terminare peggio di come è andata. Si perchè il tanto detestato, dai fan, dai produttori, dai critici, dallo stesso Barker, Hellraiser revelations si rivela alla fine opera buonissima che sublima il bassissimo budget a disposizione con una storia avvincente che rilegge il classico prototipo del 1987. Eppure all’inizio il motivo che spinge i produttori della Dimension, o meglio della sua sottocasa per horror diretti in video, Dimension extreme, a mettere in cantiere un nono episodio della saga del cenobita dalla testa di puntaspillo è solo e meramente commerciale. Infatti troppi anni erano passati dal brutto Hellraiser hellword e i diritti sul marchio stavano per scadere, cosa imperdonabile anche perchè un remake ad alto budget del primo film era accarezzato da troppo tempo senza concretizzarsi.
Fare un altro Hellraiser di poco conto significava avere tempo per il progetto più ambizioso anche in fretta e furia e senza crederci molto. Fu quindi contattato il regista più abile in circolazione nel giostrarsi con seguiti dal bugdet nullo, il Victor Garcia di Mirrors 2 e Return to the house on haunted hills, costretto ad improvvissare un canovaccio scritto forse su qualche centimetro di cartigenica e tanti dollari al massimo da comprare un panino. Doug Bradley, il Pinhead storico di Hellraiser, fiuta la fregatura e si da’ alla macchia: si opta per il meno conosciuto Stephan Smith Collison, gigionesco e fuori parte fino all’inverosimile. Il film ha destino davvero sfortunato: vive un futuro di oblio, solo un Festival sperduto in Texas, e due anni quasi di nulla, dove lo stesso Garcia si chiede che fine abbia fatto la sua creatura. Poi, magia delle magie, il film riappare, solo in dvd insieme ad un altro seguito di basso profilo della Dimension extreme, Children of the corn genesis, ottenendo critiche feroci da tutto il globo. Che Hellraiser revelations non sia un capolavoro è un dato di fatto: troppo povero, troppo gratuito nel suo gioco al massacro, troppo inconsistente per gareggiare con i grandi capitoli della serie, il primo di Barker e il secondo di Randel, eppure dotato di un fascino tutto suo.
La prima parte, quella a Tijuana, è anche quella più originale, si gioca con la moda dei mockumentary e si da’ una nuova dimensione alla serie, più giovanile, meno pomposa, sicuramente più originale e barkeriana nell’anima di come i seguiti, dal terzo in avanti, avevano violentato la concezione poetica di dolore e estasi che avevano reso così potente e particolare il prototipo. Non si lesina nel sangue, nel sesso, si remakizza l’Hellraiser originale ribaltando il rapporto tra due amanti con quello di due amici. Il finale è la parte più debole certo, ma nel complesso Garcia osa, in un film di basso profilo, a dare un tocco autoriale, ritrae una famiglia “american pie” con un occhio quasi fasshbinderiano, dove la scatola di Lemarchand, quella del dolore e del piacere, è solo l’imput per rovesciare un vaso di Pandora fatto di incesti taciuti e odi malcelati. Ecco la famiglia mostruosa, che in Hellraiser comprendeva Julia e l’amante Frank, si è ampliata e ha generato aborti di ipocrisia accomodante, quasi un rigurgito di horror troppo corretti politicamente, troppo pulitini che, dalla politica Bush in avanti, abbiamo sopportato in un cinema troppo castrato e imbelle, così lontano dai fasti hardcore anni 80. Con Hellraiser revelations l’ultimo tassello, il meno perfetto, il più rozzo, diventa anche il seguito più riuscito da molti anni a questa parte, tanto da collegarsi alla fine con l’immortale (e inavvicinabile) capolavoro barkeriano. I catecumeni della serie ne stiano lontani, ma chi non si accingesse con la puzza sotto il naso potrebbe anche divertirsi e non trovare questo nono capitolo tanto orribile come lo si descrive.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.