Dai produttori di HellRaiser, codiretto da Marcel Sarmiento e Gadi Harel, un film dalle grandi intenzioni che prende lo spettatore allo stomaco.
Rickie e JT sono due teenagers amici fin dall’infanzia, etichettati come perdenti ed emarginati dai compagni di scuola. Per passare il tempo si intrufolano nel vecchio manicomio abbandonato della loro città finendo per scoprire nel seminterrato una ragazza nuda legata ad una barella, apparentemente morta.
Anziché decidere di chiamare la polizia per aiutarla, JT vede in quel corpo l’occasione per poter finalmente essere lui a dettare le regole e non intende lasciarsela scappare, soprattutto quando scopre che lei, qualsiasi cosa le venga fatto, non può morire. Le cose si complicano quando si sparge la voce di questa ragazza “pronta all’uso” per poi degenerare lasciandosi alle spalle una scia di cadaveri.
Deadgirl ha una sceneggiatura decisamente al di sopra di quelle dei classici filmetti horror che si vedono in giro di questi tempi, che cerca di scoprire le profondità delle perversioni umane. Il problema principale della pellicola è la regia, che sembra alternare buoni e pessimi risultati man mano che le scene si susseguono. Il tutto è comunque ben sostenuto dalla recitazione dei due protagonisti, in particolar modo da Noah Segan, che interpreta JT.
Alla base del film una domanda: cosa fareste voi se aveste la possibilità di decidere le sorti di una persona senza dover sentirne i sensi di colpa? Infatti la ragazza del manicomio non viene considerata da JT un essere umano per il suo dono dell’immortalità, anche se lo scopre solo dopo il primo stupro, e così si sente giustificato a trattarla come un semplice sacco di carne da poter usare per dare sfogo ai suoi impulsi sessuali. Contrapposto a lui, l’amico Rickie, che si rifiuta di stuprarla ma allo stesso tempo non sporge denuncia alla polizia per non mettere nei guai l’amico di sempre. Per tutto il film Rickie è nettamente separato tra due mondi: da una parte il suo tentativo di ristabilire la normalità tornando a scuola a fare la corte alla sua bella fingendo che niente sia successo al manicomio e dall’altra i suoi sensi di colpa che lo spingono ripetutamente a cercare di liberare la ragazza, ma in realtà senza troppo impegno.
L’ossessione di JT per la ragazza e il suo essere brutale sono il suo unico modo per poter sentire il potere che solitamente gli altri hanno su di lui, in particolar modo a scuola, dove i giocatori di football lo sfottono e le ragazze lo ignorano. JT si sente talmente emarginato e destinato a restare per sempre con questa etichetta da arrivare a definire la ragazza non-morta il meglio che potrà mai avere in campo sentimentale. Questo suo nuovo senso di onnipotenza esce ben presto dallo scantinato del manicomio, quando decide di cercare una nuova ragazza da far contagiare dalla prima, che ha cominciato ad emanare odori poco eccitanti a causa delle ferite da loro inflitte e ormai infette. Così la situazione sfugge finalmente di mano ai depravati adolescenti, costringendo Rickie ad agire in maniera più convinta per chiudere la questione una volta per tutte. Il finale si rivelerà alquanto diverso dalle aspettative dello spettatore, lasciando una sensazione spiacevole e, ancora una volta, una fitta allo stomaco.
Deadgirl, uscito nel 2008, si rivela quindi un’opera controversa di difficile visione a causa della facilità con cui vengono perpetrati i continui stupri su quella ragazza che c’è e non c’è per tutto il film, interpretata magnificamente da Jenny Spain, costringendo lo spettatore a sentirsi disgustato ma allo stesso tempo invogliato a finire un film che pecca proprio nella lentezza e nella eccessiva durata anche se in fin dei conti ben riuscito.
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