La magia ha un prezzo altissimo ma, in un mondo in cui traballa il confine tra innocenza e colpevolezza, salvezza e dannazione, realtà e immaginazione, non c’è più posto per i trucchi e i giochi di magia. Una vita per una vita.
È inconfutabile che l’Alice in Wonderland di Tim Burton abbia dato vita a una serie variegata di riletture dark e gotiche delle più classiche e idilliache fiabe. È diventata praticamente una moda: Beastly, Cappuccetto Rosso Sangue e, ancora, (la recente) Biancaneve di Tarsem. Tutte pellicole che, scegliendo una chiave di lettura moderna, hanno cercato di contestualizzare personaggi aulici e virtuosi nel nostro corrotto e corruttibile mondo. Ovviamente gli eroi e le eroine sono scesi dai loro piedistalli e si sono confusi tra i comuni mortali. O quasi.
Rupert Sanders, affermato regista pubblicitario, si avventura nei meandri oscuri della professione cinefila per seguire la scia della nuova moda hollywoodiana e realizzare Biancaneve e il cacciatore. La classe per la costruzione delle (singole) immagini, ovviamente, non gli manca ma non riesce a trovare il modo giusto per farle combaciare o, quantomeno, entrare in contrasto. Il risultato è un confuso pastiche, sorretto da uno spettacolare impiego degli effetti speciali e dello sfarzoso apparato scenografico, che unisce le atmosfere dark e gotiche dell’ambientazione medioevaleggiante a suggestioni della mitologia celtica, sfoggiando, qua e là, mostri e creature incantate, battaglie epiche e duelli vis a vis, incantesimi fatati e stregonerie da quattro soldi.
Biancaneve, fanciulla dalla pelle candida come la neve e la bocca rossa come una rosa, è tenuta prigioniera nella torre di un vecchio castello perché lo Specchio Magico, l’ha ritenuta la “rovina” della maestosa Regina Ravenna. Quando la giovane compie 18 anni, lo Specchio avverte la Regina che, ormai, nel mondo esiste una donna più bella di lei e che l’unico modo per rimanere (la più) bella e giovane in eterno, è mangiare il suo cuore. Biancaneve, però, non è una sprovveduta: riesce a scappare dal castello e a rifugiarsi nella Foresta Oscura dove, rincorsa dall’affascinante cacciatore assoldato dalla matrigna, troverà il vero amore e il modo per sedersi, finalmente, sul trono che le spetta.
Nessun uomo o donna sano di mente penserebbe mai che l’astro nascente Kristen Stewart, entrata nel firmamento hollywoodiano grazie alla saga di Twilight, potrebbe competere in bravura e bellezza con la divina Charlize Theron. Il confronto, infatti, non regge. La prima di candido ha ben poco mentre la seconda è “affetta” da una bellezza così crudele da lasciare senza fiato. Bagni di latte, tempeste di corvi, calici di sangue umano, bocconcini di (giovani) cuori e uno sguardo tanto incantevole quanto raccapricciante, sono il segreto della sua bellezza demoniaca. Servita e riverita da un fratello ebete e devoto, Ravenna chiede aiuto all’affascinante cacciatore che preferisce le taverne ai castelli e che, inspiegabilmente, è indifferente al fascino regale della donna ma non a quello virgineo della sua preda. Nell’ora più tenebrosa, dunque, quando tre gocce di sangue contaminano il biancore del paesaggio innevato, con omaggi alle saghe de Il signore degli anelli e de La storia infinita, Biancaneve e il cacciatore risulta un’occasione sprecata, una guerra persa, un colpo sotto la cintola. Perché, laddove gli sceneggiatori avrebbero dovuto osare, indagando l’oscuro passato della Regina, hanno fatto retrofront e si sono ritrovati faccia a faccia con gli scheletri nell’armadio e una sceneggiatura povera e scarna. La magia, dunque, ha un prezzo altissimo ma, in un mondo in cui traballa il confine tra innocenza e colpevolezza, salvezza e dannazione, realtà e immaginazione, non c’è più posto per i trucchi e i giochi di magia. Una vita per una vita.
About Martina Calcabrini
Ha ereditato l'amore per il cinema horror quando era ancora in fasce. La passione per le creature mostruose, per l'ignoto e per l'oscuro le scorre nelle vene e le permette di affrontare qualsiasi Mostro della notte...
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