Liz e Kristy, due ragazze inglesi, assieme al loro amico Ben, decidono di trascorre una vacanza nel parco nazionale di Wolf Creek, in Australia, per visitare un cratere meteoritico.
I ragazzi, appiedati da un guasto dell’auto, sono fortuitamente soccorsi da Mick, un meccanico del posto. Si accorgeranno ben presto che la loro non è stata fortuna… e la mattanza ha inizio.Ispirato alle truculente gesta di uno dei più famosi serial killer australiani, Ivan Milat, e dai capostipiti del genere “Non aprite quella porta” e “Le colline hanno gli occhi”, il film d’esordio di Greg McLean riesce a distaccarsi nettamente, a livello qualitativo, dalle altre pellicole che hanno clonato le tematiche dei capolavori di Hooper e Craven.
Grazie a una fotografia livida e claustrofobia, che aiuta nell’immedesimazione lo spettatore, a una serie di scene splatter di tortura in cui la violenza non è suggerita ma addirittura quasi documentaristica, alla location splendida che da sola riesce a trasmettere angoscia, e a una tecnica di regia debitrice del movimento cinematografico Dogma95 del regista danese Lars von Trier, il film è di quelli che si fa ricordare. Anche quelli che potrebbero essere considerati gli elementi di debolezza, come una sceneggiatura non sempre all’altezza e l’approfondimento a volte didascalico degli aspetti psicologici dei vari protagonisti, servono a fare risaltare maggiormente il senso di terrificante plausibilità che pervade il girato. Le performance degli attori hanno aiutato il regista a confezionare una pellicola in cui l’angoscia accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine: Mick, il meccanico che maneggia i coltelli da dissezione meglio delle chiavi inglesi, interpretato da un convincente John Jarratt, è una di quele figure che ben si prestano a popolare i vostri incubi…
Le riprese del film non sono state facili, per McLean, anche a causa delle avversità meteorologiche. Nel cratere di Wolf Creek, infatti, non pioveva da più di dieci anni, e quindi la sceneggiatura era stata scritta basandosi sul presupposto di girare in un area desertica. All’arrivo della troupe sul luogo, invece, iniziò a piovere, costringendo la produzione a modificare “in corsa” lo script, adeguandolo alle mutate condizioni climatiche. Anche i rapporti con la popolazione locale non furono facili: molte scene, infatti, vennero girate in una miniera abbandonata, teatro dell’omicidio reale di una giovane donna. Convinti che il film parlasse proprio di quel omicidio, e spaventati per la cattiva pubblicità che avrebbe potuto derivarne, gli abitanti del posto organizzarono manifestazioni di protesta e solo le spiegazione e rassicurazioni della produzione consentirono la ripresa dei lavori.
About Giuliano Fiocco
Ha visto nascere Horror.it, e l’ha accudito per lungo tempo assieme ad Andrea. Adesso la vita gli lascia poco tempo per le passioni, ma in un angolo oscuro del cuore rimane in agguato la voglia di scrivere. Ha scritto un romanzo, da cui è stato tratto un film, in fase di produzione.