Piccoli Dal Tramonto all’Alba in salsa casertana crescono.
Dopo cinque anni di ospedale giudiziario, Vampa decide che è giunta l’ora di andar a recuperare i cinque milioni di euro dell’ultimo colpo, nascosti, appena prima dell’arresto, in una masseria apparentemente abbandonata. Ma per il gangster il recupero del bottino si rivelerà molto più problematico del previsto, complice la presenza degli inattesi inquilini del casolare…
Piccoli Dal Tramonto all’Alba in salsa casertana crescono: gioca a omaggiare i propri amori cinematografici con una marea di più che ovvi riferimenti ai mostri sacri del genere il regista Antonio Zannone, sia a livello formale – il titolo meyerano, il poster very seventies, la godibile soundtrack di Luca Toller – che cinematografico – Hostel, Non Aprite Quella Porta, Tarantino – eppure il rislutato non toglie una confortante personalità all’insieme, complice anche la felice contestualizzazione rurale e un certo qual gusto per l’ironia, tanto sotterraneo quanto costante, e per un eccesso d’enfasi nei suoi degni interpreti che rendono ancora più piacevolmente sbilenca una vicenda che inizia coi toni del noir più livido per lasciare rapidamente spazio a un horror che strizza l’occhio al torture porn e concede ai nostri l’occasione per dilettarsi in un paio di FX godibili e ben fatti.
Zannone ha ottimo senso dell’immagine, ulteriormente nobilitato dal grande lavoro alla fotografia di Giose Brescia, capace di consegnarci degli interni della masseria lividi, oscuri e trasudanti violenza. Sono addirittura troppi gli spunti narrativi buttati in pasto agli spettatori per soli ventisei minuti di corto, tanto costretti a comprimersi spalla a spalla per ovvie esigenze tecniche e di budget, ma di questo non se ne può certo fare una colpa a Zannone e alla sua crew, cui auguriamo in futuro di avere almeno un’occasione all’altezza del proprio talento e della propria professionalità.
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.