La Zona Morta – Stephen King

Tra i libri che il bravo kingofilo non può non aver letto c’è sicuramente La Zona Morta, il romanzo portato sul grande schermo da David Cronenberg nel 1983, con l’eccellente Christopher Walken.

Al risveglio da un coma durato quattro anni, Johnny Smith scopre di possedere un potere incredibile: può vedere il passato e il futuro delle persone con un semplice tocco. Si tratta di un meraviglioso dono o di una maledizione? Johnny non lo sa, ma decide di mettere quel potere al servizio degli altri.

Salva la casa della sua fisioterapista dalle fiamme, smaschera uno spietato serial killer, evita a un bambino una morte orrenda. Ma è un evento in particolare a sconvolgere la sua esistenza e a segnare il suo destino. Durante un comizio, quando stringe la mano a un ambizioso politico, Greg Stillson, ha una visione delle sue… la più terribile. In un futuro non molto lontano (“tra quattordici, forse diciotto anni”) Stillson diventerà presidente degli Stati Uniti e scatenerà una guerra nucleare. Johnny non ha dubbi sulla veridicità della premonizione… ma come avvertire l’umanità del pericolo che corre? Come evitare la catastrofe? Per la gente lui è un ciarlatano, un imbroglione. Nessuno crederebbe alle sue parole.
C’è solo un modo, allora, per fermare Stillson.

Può un assassino essere il “buono” di una storia? Da questo interrogativo è nato – per ammissione dello stesso King – La zona morta, lo splendido romanzo che uscì nel 1979 per la Viking Press, conquistando subito la vetta delle classifiche.
E il cuore dei lettori, naturalmente.
Ed è con un’altra domanda (posta dal protagonista all’interno del romanzo) che la trama di questo piccolo capolavoro può essere riassunta: che cosa avreste fatto se, con la coscienza di ciò che sarebbe accaduto, aveste conosciuto Hitler prima dell’ascesa al potere? Lo avreste ucciso, pur sapendo che vi sarebbe costato la vita?
Un romanzo coinvolgente, avvincente, a tratti inquietante e persino commovente. Ci si affeziona subito al protagonista, un tipo buffo e imbranato, sempre con la battuta pronta ed il sorriso sulle labbra. Come i “nomi parlanti” del teatro greco antico, quello del protagonista ci dice già tutto su di lui: Johnny Smith è, se vogliamo, il corrispettivo italiano di “Mario Rossi”. Un tipo comune, quindi, il gentile giovanotto che si ferma quando avete la ruota a terra o vi paga l’autobus se avete dimenticato le monete. Uno come tanti, che tutto si aspetta meno che di dover salvare il mondo.
Non si può certo dire la stessa cosa di Greg Stillson. Già dalle prime pagine King ci mostra quale sia il livello della sua follia, quando lo osserviamo spedire all’altro mondo un cane a suon di calci.
“Sotto la pelle della belva, un uomo. Ma sotto la pelle dell’uomo, una belva“.
Quattrocentosessanta pagine che si divorano. Una storia che non si dimentica. Sicuramente nella top ten del Re.

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