Micheal Cordy spreca un po’ troppa carta per un romanzo che non riesce a prendere forma… Neppure sul finale
Il piccolo Nathan Fox assiste con i suoi stessi occhi all’omicidio dei suoi genitori. Quel trauma lo accompagnerà per tutta la sua esistenza, fino al giorno in cui una donna viene portata al Portland General Hospital e lui, che in quel posto ci lavora come dottore, si accorge che qualcosa lo accomuna a quella persona. Qualcosa di misterioso ed inspiegabile. La donna racconta di avere delle visioni, che all’apparenza sembrano frutto di una mente allucinata, ma invece nascondono una verità ben più inquietante.
Direttamente dalla penna di Michael Cordy, già autore del romando Il manoscritto di Dio, La memoria del peccato, un thriller a tinte in bilico tra
l’horror e il soprannaturale che racconta, seguendo i percorsi di vari personaggi e situazioni, e attraverso costanti cambi di registro, i misteri che si celano dietro la mente umana e quanto spesso sia difficile combattere con i fantasmi del passato, specie quando non sempre sembrano appartenerci.
Il romanzo si sviluppa su più livelli: parte da un prologo, in cui viene presentato il piccolo Nathan e il dramma che ha colpito la sua famiglia, scritto in
maniera essenziale, elementare quasi, come a voler creare una sorta di legame ideale con la figura del giovane protagonista; poco dopo, invece, avviene la presentazione vera e propria di Nathan Fox, che prende parte all’ennesima seduta dal suo psicoanalista perché fortemente intenzionato a rendere i conti con i fantasmi che attanagliano il suo drammatico passato (Nathan adesso è un rispettabile medico, ed è ironico come lui, che da piccolo ha assistito inerme alla morte della sua famiglia, adesso controlli la vita e la morte dei suoi pazienti).
Cordy ha uno stile molto lineare, semplice, diretto, che poco però si accosta all’audacia del tema scelto per il suo romanzo. La memoria del peccato è un romanzo ambizioso, che però rischia di deludere le aspettative del lettore che si avvia carico verso un finale povero e debole, perché mal supportato da uno stile tutto sommato scarno e privo di particolari velleità. Durante la lettura la sensazione dovrebbe essere quella di “sentire” gli sguardi dei personaggi, di “toccare” la loro angoscia, di “osservare” le loro grida… Questo, però, non accade e se accade tarda comunque ad arrivare ed è un vero peccato, una grande occasione perduta.
About Luna Saracino
Appassionata, maniacale, artisticamente onnivora, anche se l’horror in ogni sua forma e sostanza è entrato a far parte della sua vita fin dalla più tenera età e oggi cinema e letteratura (horror e non solo) più che una passione, forse, sono diventati una vera e propria ragione di vita.