Un bel tv movie thriller diretto con stile.
Una ragazza, Maria Silvestri (Federica Lena) viene ritrovata morta. Dell’omicidio è accusato il cugino, Daniel (Josh Randall). Durante il trasferimento in carcere il ragazzo viene aggredito, provocando in lui una perdita di memoria. L’amnesia blocca le indagini e il caso viene archiviato.A distanza di un anno una nota giornalista televisiva statunitense, Eleanor Clarke (Katrina Law), arriva in Italia con l’intenzione di realizzare un reportage sul caso di Daniel. Questa curiosità la porterà a subire delle minacce di morte. Decide quindi di ingaggiare una guardia del corpo (Adriano Giannini). Tra lei e il suo bodyguard nascerà una travolgente storia d’amore.
Secondo appuntamento con il ciclo Sei passi nel giallo dopo il disastroso debutto con Presagi del maestro Lamberto Bava, brutto, anzi bruttisimo scivolone di un autore che dovrebbe avere il thriller nel sangue, ma che alla fine ha portato sul piccolo schermo un infelice e goffo film di suspense. Con Sotto protezione si va decisamente meglio a cominciare dalla scelta di doppiare gli attori stranieri, e nella fattispecie la bella Katrina Law (già nel cast dello Spartacus tv), evitando il fastidioso effetto Stan Laurel di Andrea Osvart nel precedente film. A girare stavolta un altro figlio d’arte, Edoardo Margheriti, sangue di uno dei nostri registi di genere più importanti, quell’Antonio Margheriti che dietro lo pseudonimo esterofilo di A. M. Dawson ha girato tra i migliori gotici, western, sci fi e avventurosi che il nostro cinema possa ricordare come massima punta di espressione artistica che parte dall’imitazione.
Edoardo Margheriti nel suo curriculum come regista non ha moltissimo, un veloce Black cobra 2 e qualche excursus nei tv movie, ma la sua mano di gavetta nelle seconde unità si sente, e il suo tocco è davvero azzeccato, elegante, visivamente audace e mai banale. La storia di Sotto protezione alla fin fine non pecca di eccessiva originalità, anche se piacevole, affrontando un tema analogo al successo anni 90 di Bodyguard con salsa thriller anni 70. Ma a fare la differenza non sono solo i bravi attori, da Adriano Giannini ad un dimesso e sottovoce Enrico Silvestrin, ma anche l’attenzione non banale per i personaggi e la capacità, che stride col plot, di umanizzare caratteri stereotipati generando l’ossimoro di esigenze del bis commerciale, il denaro facile e la creatività. D’altronde noi italiani siamo passionali per natura e ci riesce davvero difficile non dare calore alle nostre creazioni, quindi anche qui quello che un qualsiasi shooter straniero avrebbe girato come un compitino diventa nelle mani del nostro Edoardo Margheriti un thriller se non memorabile, per lo meno accattivante, una girandola di invenzioni, soprattutto visive e stilistiche, che stupiscono ed elevano lo standard imbelle delle produzioni tv nostrane. Come non avere un sussulto davanti ad un’aggressione che cita L’uccello dalle piume di cristallo o non rimanere straniti nell’idea cromatica del latte che si confonde col sangue in una delle scene più ferocemente poetiche dell’opera?
Margheriti gira persino una scena di biliardo con la stessa passione del Fulci di Una sull’altra, il filmare l’infilmabile o per lo meno dare una visione extraterrestre dell’ordinario, roba di certo non di seconda mano, e che a raccontarlo non renderebbe giustizia agli occhi. Certo poi il movente del killer è pretestuoso, gli appigli alla cronaca nera con evidenti richiami alla morte della piccola Yara un po’ pretestuosi così come i vari depistamenti o l’immancabile scena di sesso, ma Sotto protezione è un film soprattutto di bravura registica, lo stesso terreno da gioco che rendeva nel contempo un Sei donne per l’assassino orribile narrativamente e magnifico visivamente. Facendo certo i vari distinguo, ma siamo sulla buona strada forse per fare ottimo cinema in tv. Speriamo in Dio.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.