Wilson cucina una pietanza talmente insipida e riscaldata da non accontentare nemmeno l’appassionato a digiuno di brutture.
Una spedizione di recupero, guidata dall’esperto Ward Donovan, si ritrova in alta montagna minacciata da mostruose creature e da un gruppo di pericolosi mercenari.
Ci risiamo. La SyFy colpisce ancora. E colpisce sempre più forte. Neanche quel talentaccio di Sheldon Wilson, che non sarà Carpenter ma un paio di prodotti dignitosi li ha tirati fuori dal cilindro, vedi “Shallow Ground” e “Kaw”, è uscito indenne dalle cure della famigerata SyFy. Ancora mostri. Se possibile preistorici e realizzati con una computer grafica al cui confronto i lavori di Ray Harryhausen sembrano l’ultimo ritrovato tecnologico. Per movimentare la baracca lo sceneggiatore Peter Sullivan pensa bene di ambientare la vicenda in mezzo alle montagne innevate, con tanto di squadra di salvataggio, militari irrequieti e belle figliole che scappano a gambe levate da schifosissimi esseri preistorici (?) a metà strada tra insetto e dinosauro. Lo spettatore ingenuo ed ottimista può benissimo pensare di trovarsi, almeno all’inizio, in un promettente rifacimento in salsa Sci-Fi del classico “Cliffhanger” con il benemerito Sly; bastano pochi minuti per capire che il talento visivo di Renny Harlin non troverà un corrispettivo nel buon Wilson, che non è proprio un cane, ma servito da una sceneggiatura prevedibilissima e da un budget miserrimo, cucina una pietanza talmente insipida e riscaldata da non accontentare nemmeno l’appassionato a digiuno di brutture.
Non si parla neppure di quel “brutto” ignorante, tendente al cult, che sprona legioni di fans a salvare o a conservare almeno una scena, un dettaglio, una ripresa nel contesto di un’opera scellerata ma viva. No, da queste parti, purtroppo, non c’è nulla a cui appigliarsi. Niente. Il vuoto. Il nulla. Come Bill Murray esclamò aprendo il frigorifero di Sigourney Weaver in “Ghostbusters”, “Ehi, ma questa è la fiera del precotto!”, così lo spettatore si ritrova basito a macinare minuti e minuti di film già sapendo cosa succederà di lì a poco. Altro che precotto.
Non si salva nessuno, nemmeno Emmanuelle Vaugier e Crystal Lowe, notevoli, ma che in alta montagna non possono deliziare gli spettatori o le spettatrici con nudi strategici o scosciate vertiginose. Peccato. Lunga vita alla SyFy, che continuerà a proporre senza vergogna alcuna prodotti del genere. Su questo si può stare certi. E pensare che anni e anni fa, si parlava male dei lungometraggi patrocinati dalla serie tv “Tales From The Crypt”, ma ben venga una cosa come “Bordello of Blood” con Angie Everhart e Erika Eleniak piuttosto che questo terribile “Killer Mountain”. Da evitare.
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