Dopo i vampiri bambocci di Twilight & co,ecco arrivare dagli USA un road movie vampirico degno di questo nome.
In un’epoca appestata dai vampiri bambocci di Twilight e company, da inutili romanzetti pseudo horror/sexy su seduttori succhiasangue da quattro soldi, quando ormai la figura del vampiro sembrava essere stata spremuta fino all’ultima goccia come la più martoriata delle sue vittime, diventando la caricatura di se stessa, ecco arrivare questo film. Una sorpresa, e di quelle belle.
Stake Land, pellicola del 2010 firmata dallo statunitense Jim Mickle, già autore nel 2006 del ben accolto zombie movie “Mulberry Street”, presentato all’After Dark Horror Fest di Toronto, appare da subito come qualcosa di diverso; ed è già molto, contando che ci si muove su di un terreno sfruttato da oltre un secolo in tutte le forme artistiche (e non) possibili ed immagibili.
Assai difficile, dunque, dire qualcosa di nuovo in merito: in questo, Stake Land fallisce in parte l’obbiettivo, poiché non aggiunge molto a quanto è già stato più volte detto e mostrato. Ma è il modo in cui lo fa a differenziarsi.
Le influenze saltano immediatamente all’occhio: impossibile non pensare sia allo splendido Near Dark di Kathrin Bigelow, nel suo essere un road movie e nella sua disperazione di fondo, sia al sanguinolento Vampires di John Carpenter, al quale questo Stake Land assomiglia più di quanto forse il regista stesso volesse.
Il giovanissimo Martin (ricorda qualcosa?), l’attore Connor Paolo, vive in una fattoria isolata e vede la propria famiglia sterminata da un vampiro. Rischia di fare la stessa fine, senza il provvidenziale intervento di un ammazzavampiri, da tutti chiamato Mister (e ottimamente interpretato da Nick Damici, anche co-sceneggiatore della pellicola). Personaggio tutto sommato convenzionale, ma dotato di fascino, dopo aver ucciso la creatura con l’aiuto dello stesso Martin (la sua prima uccisione), porta il ragazzo con sé in un lungo road trip che si snoderà per tutta la durata del film e che sarà per Martin un vero e proprio percorso di crescita e formazione.
La voce narrante di Martin, acerba, a tratti tremante, ci accompagna lungo questo cammino interiore, parallelo al viaggio fisico, in un mondo che scopre essere stato completamente distrutto da un’Apocalisse di succhiasangue.
Fin qui dunque, nulla di particolarmente nuovo. Il Vampiro torna ad essere mostro a tutti gli effetti, lontano dal clichè romantico e fighetto che ci è stato propinato da un po’ di tempo a questa parte. Un Vampiro simile agli zombies, anche nell’aspetto e nell’assenza di volontà propria. Mostro, puro e semplice.
Nel narrare di Martin, nel suo viaggiare accanto a Mister su strade deserte, popolate solo di cadaveri, le sue riflessioni si spostano su come la distruzione assoluta, la perdita di tutto, porti l’uomo a cercare rifugio nella fede. E qui entra in campo l’elemento originale, che contraddistingue il film e gli fa spiccare il volo: il fanatismo religioso.
I nemici di Martin, Mister e dei compagni di viaggio che incontreranno nel corso del film, non sono solo i vampiri: ben più violenti e pericolosi sono i cristiani pentecostali, uniti sotto il nome di Fratellanza, che uccidono, stuprano, devastano, delirano di come i vampiri siano “figli della salvezza, con la vocazione di alimentarsi degli infedeli”. Tutto questo, in nome di un Dio assurdo al quale si fa ovviamente una grande fatica a credere, se si è sani di mente.
I protagonisti si imbattono nei fanatici dopo aver soccorso una suora (un’irriconoscibile Kelly McGillis, lontana anni luce da “Top Gun”) in seguito allo stupro ad opera di due di loro. Entrati in un tendone allestito a luogo di culto, vengono tratti in inganno da una culla dalla quale esce il pianto (registrato) di un bambino. Eccoli dunque diventare prede, nelle mani del folle Jebedia Loven (altra ottima prova attoriale del film, ad opera di Michael Cerveris, seppur forse un po’ troppo sopra le righe); vaneggia di peccato e punizione, sue le parole sui vampiri come figli della salvezza. Il suo obiettivo principale è Mister, colpevole di avergli ucciso il figlio, uno degli stupratori della suora.
“Che tu ti fotta e che si fotta il tuo dio”: Mister ci mette poco a prendere vantaggio, legare il folle a un albero non senza avergli inciso la schiena, per far scorrere il sangue, che attirerà i predatori.
Molte cose dovranno ancora accadere, l’incontro con Belle (Danielle Harris), giovane ragazza incinta, e con Willie (Sean Nelson), marine reduce da una guerra che non può più essere combattuta, poiché nessuno è rimasto vivo per poterlo fare. E tornerà anche Jebedia.
Nel finale, vi è il logico epilogo del percorso di crescita di Martin: un finale agrodolce, forse un po’ scontato, ma è una pecca perdonabile.
Martin è simile al Jack Crow di Vampires, ne è una versione in erba, non ancora cinica, non ancora bruciata dal sole del deserto e soprattutto dalla vita. In questo, i due film sono accumunabili, oltre che negli scenari desolati, nei volti sporchi e poco patinati dei protagonisti, e soprattutto nell’attacco senza mezzi termini alla religione costituita e ai suoi rappresentanti.
Impressionante la scena dell’attacco a un campo di sopravvissuti da parte della Fratellanza, e fonte di molteplici riflessioni. Lo spunto dell’uomo che si attacca alla fede finendo per impazzire in preda al fanatismo è ottimo, anche se avrebbe potuto essere approfondito con maggiore cura, soprattutto nel punto di vista che considera i vampiri come punizione per i peccatori. Resta tutto un po’ in superficie, risultando a tratti semplicistico e legato ad alcuni clichè.
Nel complesso comunque, una pellicola al di sopra della media, graziata anche da un bellissimo score musicale a tratti malinconico e da una fotografia eccelsa. Un film drammatico più che un horror, venato da un continuo senso di tristezza, ma anche da una persistente, flebile speranza. Non un capolavoro, ma un film da vedere, che coinvolge, a tratti intenerisce, ma fa soprattutto rabbia: nessun vampiro, zombie o quant’altro potrà mai essere più mostro dell’uomo stesso.
Stake Land Official Trailer
httpv://www.youtube.com/watch?v=RFkzvG6B4zI
About Chiara Pani
Conosciuta anche come Araknex, tesse inesorabile la sua tela, nutrendosi maniacalmente di horror,musica goth e industrial e saggi di criminologia. Odia la luce del sole e si mormora che possa neutralizzarla, ma l’ interessata smentisce, forse per non rendere noto il suo unico punto debole. L’ horror è per lei territorio ideale, culla nella quale si rifugia, in fuga da un orripilante mondo reale. Degna rappresentante della specie Vedova Nera, è però fervente animalista, unico tratto che la rende (quasi) umana. Avvicinatevi a vostro rischio.
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lug 28, 2011Posted By
cannibal kidbene! penso lo vedrò presto…
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ago 02, 2011Posted By
Andrea G. ColomboSono curioso pure io.
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ago 02, 2011Posted By
Andrea Lanzabello bello… confermo