Dopotutto lo sapevamo che non sarebbe stato facile vedere altri mettere mano a ciò che abbiamo sempre considerato esclusivamente un nostro, intoccabile feticcio.
New Orleans: in seguito a un evento che ha messo a serio repentaglio il già fragile equilibrio tra mostri e umani, l’investigatore Dylan Dog ha deciso di smetterla con il paranormale e dedicarsi a casi meno pericolosi e più remunerativi.
Ma la misteriosa uccisione di un mercante di manufatti e la contemporanea morte del suo migliore amico lo catapulteranno senza scampo in un complotto che poco ha a che vedere con ciò che è di questo mondo, e che metterà a repentaglio la sopravvivenza stessa della razza umana.
Per chi ancora non lo sapesse, Dylan Dog è un manzone iper-vitaminico con il bronzeo fisico di un berretto verde, veste tendenzialmente canottiere fascianti, picchia come un fabbro, ha più confidenza con le armi da fuoco che con le donne – ma su questa mancanza, statene certi, ci lavorerà – e ha la spavalda e strafottente certezza nei propri mezzi che è elemento fondante del dna di chi è nato in terra yankee. Dopotutto lo sapevamo che non sarebbe stato facile vedere altri (e quali altri!) mettere mano a ciò che, con maggior o minor legittimità e senso dell’eccesso, abbiamo sempre considerato esclusivamente nostro, intoccabile feticcio che a contatto con qualsivoglia elemento esterno non avrebbe potuto far altro che venirne irrimediabilmente corrotto, travisato, malinteso, sfruttato. Che la brutta china che ha preso negli ultimi anni fosse nell’eventualità una responsabilità esclusivamente nostra, che giocassero con i propri, di sentimenti e ricordi, che con il cuore altrui non si scherza.
Eravamo rimasti a Hellblazer e alla sua controparte cinematografica Constantine, fumetto Vertigo/DC Comics che è giocoforza diventato l’esemplare più fulgido di ciò che succede quando la furia livellatrice dell’industria si abbatte senza pietà su progetti seriali troppo particolari per essere interessanti, freaks commerciali da privare di quasi tutta la propria personalità e rivestire con gli abiti della convenzione affinché siano resi presentabili in società, e sulla scorta di quel tipo di esperienze avevamo pre-calcolato la nostra indignazione nei confronti di un progetto che di tutto sapeva, meno che di qualcosa che avrebbe trattato – quantomeno – con rispetto i nostri sentimenti. Ma quello che è riuscito a fare Kevin Munroe (TMNT) con Dylan Dog non si era ancora visto, ché da Hellblazer sono passati sei anni, e in più di un lustro abbiamo imparato sulla nostra pelle quanto i processi mutageni in mano all’industria sappiano evolversi. In Dead of Night del nostro amato Dylan Dog ci sono giusto i diritti di sfruttamento, marchio, nome e un paio di estratti dal suo celebre frasario; di tutto ciò che dovrebbe essere il resto, cioè una pellicola di genere fantastico invece, quello che ci resta in mano è uno spaventoso rimestare nel bidone dell’immondizia di tutto ciò che è stato di successo dieci anni fa, evidentemente già abbastanza vecchio da poter essere ri-estratto dal cilindro senza alcun variazione nè rischi di sorta, chè lo spettatore medio divora, defeca e dimentica.
Ed eccoci quindi catapultati in una New Orleans – non si scappa ragazzi: se è magico, succede a New Orleans, sennò non è credibile – che sembra la New York di Man In Black, dove vampiri, zombie e licantropi vivono più o meno inseriti nel tessuto sociale dove danno vita a simpaticissimi siparietti sull’integrazione con le controparti umane, teatro di un teen horror d’azione popolato dal bottino di un saccheggio filmico che nel delineare i propri boogeyman pesca a piene mani dall’immaginario narrativo ed estetico del vari Buffy, Blade e Underworld. La pellicola non decolla mai, condannata da una sceneggiatura che è al contempo banalissima, piena di falle e pretenziosa nella forma, raccontata com’è dalla voce fuori campo del protagonista, pretesto per mettere in scena una sfilza di gag – protagonisti unici, gli sfigatissimi zombie – spaventosamente al limite della commedia per famiglie, a conti fatti vero e unico marchio distintivo del lavoro, contrapposto com’è a un plot imbarazzante, privo di una qualsiasi matassa narrativa da sciogliere alternato a scene d’azione che, non appena cercano di andare oltre alla banale scazzottata, raggiungono vette di imbarazzo registico e produttivo mica male – l’irruzione di Dylan negli appartamenti del vampiro Vargas, incorniciata da un gran fischiar di bengala -. Come da copione la scelta di Brandon Routh, belloccio mestierante che di fatica per interpretare questa idiozia per teen-ager decerebrati ne deve aver fatta proprio pochina, su cui ogni commento è assolutamente superfluo, tanto i creatori della pellicola si sono dimostrati disinteressati a una qualsiasi forma di specificità. Consolazione finale o ulteriore, irritante beffa aggiuntiva: l’ultimo dei problemi di Dylan Dog è proprio quello di non avere nulla a che vedere con Dylan Dog.
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.
Posted On
mar 29, 2011Posted By
Andrea G. ColomboAncora non posso credere a quanto fosse brutto questo film…
Posted On
mar 29, 2011Posted By
Andrea LanzaIo lo vedro’ domani amici miei. Pregate per me.
Posted On
mar 31, 2011Posted By
paolopiazzaho pregato per te.
detto ciò vorrei sapere cosa ne pensate di questa mia riflessione: che il film in questione fosse spazzatura lo sapevamo tutti. dai primi trailer, dalle distanze prese dalla bonelli e tutta una serie di indizi che per chi ha amato (il passato per me purtroppo) il fumetto non potevano passare inosservati.
ecco, io mi rifiuto di vederlo.
oppure (e quì il quesito) va comunque visto, anche solo per poter giudicare con cognizione di causa? è legittimo rifiutare una visione (horror peraltro, con tutte le ciofeche che abbiamo digerito non sarà certo una di più) o il nostro amore incondizionato per il genere ci obbliga a vedere tutto. nel dubbio intanto mi assecondo: io i soldi a questi non glieli do!
Posted On
apr 01, 2011Posted By
Andrea AvvenengoCiao Paolo, credo sia una questione assolutamente soggetiva: io ad esempio tendo a somministrarmi qualsiasi tipo di monnezza, fosse anche solo per una questione di completezza. Non sarà certo un film che scatenerà furiosi dibattiti, ma a qualcuno non è dispiaciuto, quindi immagino valga sempre la pena perdere un’ora e mezza della propria vita. Magari non i soldi, ma volendo le alternative a quello abbondano. Nello specifico, viste le premesse era quasi scontato che questo film con il fumetto non avrebbe condiviso una mazza: quello che non accetto è che non siano stati comunque capaci di fare un action/horror quantomeno decente, a prescindere da una qualsivoglia fedeltà. Ci siamo tanto lamentati di Costantine perchè ancora non sapevamo cosa ci avrebbe riservato questo futuro, temo.
Posted On
apr 01, 2011Posted By
Salvatorepurtroppo come tutti i bei libri o fumetti anke questo io lo definisco hollywoddizzato per non dire lobotomizzato ma io penso che comunque e sempre un onore vedere che il genio italiano viene preso come ispirazione ancora oggi, dico ispirazione perche a parte il vestiario,il fatto che suoni il clarinetto e altri 2 o tre dettagli non a nulla a che fare col nostro vero e unico indagatore dell’incubo!