“I nostri zombi sono molto fumettosi. Eaters è un film che non si prende mai troppo sul serio e così fanno anche i nostri zombi”.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Marco Ristori, metà creativa e produttiva di quello che si annuncia come lo zombie movie italiano del 2011, Eaters . Buona lettura.
Come nasce Eaters?
Gli zombi sono da sempre la nostra passione…la decisione di sceglierli come tema portante per nostro film d’esordio è stata quasi obbligata. Il progetto nasce nel 2007, ma solo nel 2010 siamo riusciti a mettere su cast e crew per realizzarlo. E’ stato molto difficile metter su la baracca, ma il risultato ci ha ripagati di tutto.
In che modo siete entrati in contatto con Uwe Boll, e come si è sviluppata la vostra collaborazione?
Boll segue il progetto dalle sue origini e dè solo grazie al suo aiuto che siamo riusciti a realizzarlo. E’ un uomo molto intelligente ed attento alle produzioni indipendenti come la nostra; inoltre ha un ottimo senso per gli affari e non è certo cosa da poco. Speriamo di poter continuare a collaborare con lui in futuro.
Come si rapportano i non-morti di Eaters nei confronti della storia dello zombie movie e delle sue mille evoluzioni?
I nostri zombi sono molto fumettosi. Eaters è un film che non si prende mai troppo sul serio e così fanno anche i nostri zombi. Abbiamo preferito la qualità alla quantità, questo è sicuro. Siamo sicuri che almeno un paio di zombi si faranno amare in modo particolare!
Pur essendo nominalmente uno zombie movie, sembra che Eaters prenda volentieri il largo verso lidi di genere decisamente più ariosi, che vanno dal grottesco alla pop culture, dall’action a una certa mitologia dell’apocalisse…
Hai colto in pieno. Eaters è una fusione di vari generi…dall’horror alla commedia grottesca, dall’action al dramma post-apocalittico. Volevamo mettere nel nostro film d’esordio tutto quello che da sempre ci ha interessato e alla fine ci siamo ritrovati in mano un qualcosa di difficilmente classificabile ma comunque godibile proprio perchè non ha pretese di alcun genere.
Strutture tipiche dell’action e del road movie suggeriscono un certa influenza della scuola americana, eppure chicche come il Papa che si suicida sparandosi alla testa hanno una portata ironica che solo chi è nato a due passi dal Vaticano può davvero cogliere. Cos’altro c’è, se c’è, di indiscutibilmente italiano in Eaters?
Cosa succede in Italia a chi decide di buttarsi in un’avventura come quella di Eaters?
Purtroppo non possiamo dare buone notizie. In Italia è tutto molto difficile e la cosa migliore è – quando è possibile chiaramente – l’autoproduzione. Se da una parte le difficoltà sono sicuramente maggiori, dall’altra c’è molta più libertà d’espressione, cosa fondamentale quando ci si cimenta in un progetto del genere.
Quali sono le prospettive di distribuzione italiana ed estera della pellicola?
Cosa pensate ci sia di davvero valido nell’horror contemporaneo?
Moltissimo. Pur amando i film classici di genere siamo grandi sostenitori della new wave horror, specialmente quella europea e specialmente quella indipendente. Ci sono autori ottimi e film validissimi. Solo in Italia il genere non riesce ad esprimersi anche se ci sono eccezioni che confermano la regola come l’ottimo At the end of the day di Cosimo Alemà presto nelle sale italiane.
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.