“Francamente non sono un fan accanito. Del resto, pur apprezzando il genere, non sono mai stato un fan dell’horror”.
Dalle colonne di BloodyDisgusting.com, il nuovo Freddy Krueger Jackie Earle Haley ci parla del suo personale rapporto con il franchise di Nightmare e del perché, dopotutto, una possibilità di mettere mano alla storia vada concessa a tutti…
Sei un fan della serie originale di Nightmare on Elm Street?
Francamente non sono un fan accanito. Del resto, pur apprezzando il genere, non sono mai stato un fan dell’orrore. Alcune cose, come ad esempio Alien o tutti i principali lavori di Sam Raimi, le ho semplicemente amate. Per quanto riguarda Nightmare, me ne sono allontanato quando ha iniziato ad associarsi in tutto e per tutto al genere slasher: piazzare un gruppo di teen-agers in una casa e aspettare che vengano macellati uno dopo l’altro non è il tipo di spessore narrativo che mi entusiasma.
Ho adorato il primo capitolo, ricordo bene la prima volta che ne vidi il trailer, mi conquistò immediatamente, tanto che corsi al cinema per vederlo nonostante quella non fosse una mia abitudine. Aveva questo taglio paranormale che si fondeva perfettamente con la matrice horror: il fatti di essere uccisi in sogno e morire nella realtà, i personaggi, il lavoro fatto da Robert Englund intorno alla figura di Freddy, mi convinsero a vederlo. Quello che ho sempre apprezzato di Nightmare rispetto ad altre pellicole dello stesso sottogenere è il suo maggior spessore, una multi-dimensionalità derivante dalla sua ottima realizzazione. La sceneggiatura è semplicemente superiore alla media delle pellicole analoghe. Poi ovviamente c’è il Freddy di Robert a fare la differenza…
Come hai affrontato l’onere e l’onore di vestire gli impegnativi panni che furono di Robert Englund?
All’inizio ero ovviamente terrorizzato. Nonostante Freddy sia cambiato nel corso degli anni e delle pellicole, Robert è sempre riuscito a tenere salde le redini del personaggio. E Freddy Krueger è ormai parte dell’immaginario comune, tanto che chi si ritrova a nominarlo nemmeno sa dell’esistenza di un film come Nightmare. E’ naturale che Freddy e Robert vengano identificati come la stessa persona dopo 20 anni di identità comune; poi arriviamo noi con questa pellicola… Sarebbe come mettere a confronto mele ed arance. Il segreto, molto semplicemente, stava nell’accettare serenamente lo stato delle cose, perché a conti fatti avevo questa vocina nella testa che continuava a ripetere: “Perché mai non dovresti interpretare Freddy Krueger? Perché non dovresti vestire i panni di una delle icone più caratteristiche del pianeta? Ti hanno appena offerto quel ruolo, provaci e fai del tuo meglio“. Del resto non è una competizione, non potrei in alcun modo interpretare Freddy se non ci avesse pensato prima Robert. Freddy l’ha creato lui.
Come hai affrontato l’onere e l’onore di vestire gli impegnativi panni che furono di Robert Englund?
All’inizio ero ovviamente terrorizzato. Nonostante Freddy sia cambiato nel corso degli anni e delle pellicole, Robert è sempre riuscito a tenere salde le redini del personaggio. E Freddy Krueger è ormai parte dell’immaginario comune, tanto che chi si ritrova a nominarlo nemmeno sa dell’esistenza di un film come Nightmare. E’ naturale che Freddy e Robert vengano identificati come la stessa persona dopo 20 anni di identità comune; poi arriviamo noi con questa pellicola… Sarebbe come mettere a confronto mele ed arance. Il segreto, molto semplicemente, stava nell’accettare serenamente lo stato delle cose, perché a conti fatti avevo questa vocina nella testa che continuava a ripetere: “Perché mai non dovresti interpretare Freddy Krueger? Perché non dovresti vestire i panni di una delle icone più caratteristiche del pianeta? Ti hanno appena offerto quel ruolo, provaci e fai del tuo meglio“. Del resto non è una competizione, non potrei in alcun modo interpretare Freddy se non ci avesse pensato prima Robert. Freddy l’ha creato lui.
Ti sei mai chiesto cosa abbia spinto la produzione a scegliere proprio te per quel ruolo?
Francamente no. La prima volta che ho sentito voci su un mio eventuale coinvolgimento è stato tramite la Rete, ed ho pensato che non sarebbe stata una cattiva idea, avrebbe potuto funzionare. La cosa mi ha intrigato, poi il mio agente mi ha confermato che qualcosa era effettivamente in corso. Quando ho parlato con i membri della produzione, mi hanno comunicato la loro volontà di tornare alle radici del franchise, a quel mood decisamente più darkeggiante degli esordi. Ciò che davvero mi ha convinto è stata la possibilità di reinventare il personaggio, e riproporlo alle nuove generazioni, pur credendo che anche le vecchie generazioni di fan dell’orrore potranno apprezzare l’opera di rivitalizzazione che è stata fatto sul franchise.
Come hai affrontato l’arduo process di making up?
E’ stato molto impegnativo, ma ne è valsa la pena. C’è stato qualcosa nelle difficoltà e nei sacrifici affrontati per la preparazione estetica di Freddy che mi ha aiutato a delinearne meglio le caratteristiche psicologiche. A conti fatti, è stato decisamente più utile e divertente che difficile e impegnativo. Per quanto riguarda le scelte estetiche, ho dato qualche piccolo input, ma il grosso del lavoro l’ha fatto il regista Samuel Bayer in fase di pre-produzione: al momento del mio coinvolgimento, il grosso del lavoro era già stato fatto.
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.