Il mio umile consiglio: evitate pure Laid to rest.
Difficile parlare bene di un film come Laid to rest: i difetti superano di gran lunga i pregi (soprattutto tecnici) della pellicola. Siamo davanti ad un horror medio a basso budget che dopo l’interessante prologo si perde in un’accozzaglia di luoghi comuni e di stupidità narrative invereconde, di errori di continuità e di montaggio, di “vorrei tanto fare qualcosa di buono, ma non ho un’idea che sia una”. In Laid to rest non esiste un solo personaggio interessante, non una sola idea che venga sviluppata non dico ottimamente, ma decentemente, il ritmo poi è narcotico, gli attori cercano di fare il meglio, ma davanti a ruoli che richiedono soltanto di starnazzare come galline impazzite o di andare incontro alla morte come neanche un cieco farebbe, le buone intenzioni e gli intenti si perdono nel nulla più becero. Eppure il disastro poteva essere evitato: sarebbe bastato avere un minimo di attenzione in più nel creare una storia decente e nel curare meglio la regia così da non sembrare un prodotto amatoriale di lusso. Il regista Robert Hall viene dal make up e si vede: il film è sicuramente apprezzabile solo su questo piano. Tutte le scene di morte infatti, gli omicidi, i momenti splatter, sono creati con una cura notevole e stridono un po’ con l’anima becera del resto del film. Notevole poi soprattutto il look del serial killer: una maschera lucida da scheletro e un corpo con impiantata una telecamera per riprendere i delitti. Si potrebbe persino azzardare che l’idea di profanare la carne con la tecnologia sia una sublimazione degli horror reportage moderni da Cloverfield a Rec, ma purtroppo la sceneggiatura è così misera che ogni significato nascosto è solo nella mente di chi lo trova. Di questo passo infatti si darebbe una nobiltà non adatta a Laid to rest, magari parlando del classico Peeping Tom o favoleggiando del perchè il killer non abbia mai un volto (il nostro?), quando invece siamo davanti solo a bassa macelleria senza pregi artistici. Notevole sul piano voyeuristico il decoltè di Bobbi Sue Luther, che proviene (sotto l’ala del regista) dal serial Sarah Connors Chronicles ed è proiettata come nuova scream queen verso il remake de La notte dei demoni, classico di Kevin S. Tenney. Da segnalare anche il cammeo di un ormai invecchiato Richard Lynch (Invasion USA). Il mio umile consiglio resta comunque sempre lo stesso: evitate pure Laid to rest sempre che non abbiate un’insonnia insuperabile.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.