Continuano le avventure del giovane Roland e del suo ka-tet…
In libreria dal 7 ottobre La lunga via del ritorno, seconda parte della serie a fumetti La Torre Nera, ispirata alla voluminosa saga kinghiana.
«La cosa che viaggerà con Alain e Bert verso Gilead non sarà Roland e nemmeno un fantasma di Roland. Come la luna alla fine del suo ciclo, Roland non c’è più». Così si concludeva La nascita del pistolero, più o meno un anno fa. Ora Sperling & Kupfer ha raccolto i cinque albi del secondo ciclo in un unico volume.
Li avevamo lasciati nella Baronia di Mejis, ricordate? Roland, Alain, Cuthbert… e quanto restava della povera Susan, arsa viva tra le grida di una folla delirante. I tre pistoleri si accingono ora a intraprendere il lungo viaggio di ritorno verso casa, ma l’impresa si prospetta tutt’altro che semplice: incalzati da Clay Reynolds (unico sopravvissuto dei Cacciatori della Bara) e da altri cittadini di Hambry, il giovani eroi devono anche vedersela con le insidie di un territorio ostile, abitato da creature abominevoli come i lupi mutanti.
Come se non bastasse il Pompelmo di Maerlyn, la magica sfera attraverso la quale Roland ha assistito alla fine di Susan, continua a dar segni di vita e riserva al ka-tet, e in particolare al suo dinh, una terribile sorpresa.
La storia che avete seguito in questi ultimi mesi, scrive Robin Furth nella postfazione, circola nella mia mente dal 2001. A quel tempo scrivevo per Stephen King i profili dei personaggi della Torre Nera (avevo già iniziato a lavorare al mio Dark Tower: A Concordance) e mi innamorai di Cuthbert e Alain. Mentre schedavo diligentemente tutti i luoghi, i personaggi e le lingue che si trovavano in La sfera del buio, non potevo fare a meno di chiedermi cosa fosse successo al ka-tet di Roland immediatamente dopo la fine delle loro avventure a Mejis. Come erano ritornati Cuth e Alain fino a Gilead, con Roland privo di sensi a rimorchio? Che sfide avevano affrontato, e dov’era andato Roland quando la sua mente era imprigionata dentro la malefica sfera chiamata Pompelmo di Maerlyn?
Alla realizzazione de La lunga via del ritorno ha lavorato la stessa squadra de La nascita del pistolero: Stephen King (nei panni di direttore creativo ed esecutivo), Jae Lee e Richard Isanove (disegni), Peter David (sceneggiatura), Robin Furth (trama e consulenza), Pier Paolo Ronchetti (traduzione) e Lorenzo Raggioli (lettering).
Come al solito, i disegni di Lee e Isanove sono di forte impatto e riproducono perfettamente l’universo del giovane Roland, quel misterioso mondo che “è andato avanti”. I dialoghi, incalzanti, sono resi ancor più gradevoli da un frequente ricorso ad un sarcasmo pungente e mai ridondante. Non particolarmente esilarante la storia in sè, dove scarseggiano azione e duelli veri e propri (se si eccettuano lo scontro dialettico con il Re Rosso e l’attacco dei lupi mutanti) ma d’altronde l’intento di questo “capitolo di transizione” è quello di raccontare il lungo viaggio di ritorno dei tre a Gilead, non mitiche battaglie o pericolosissime missioni.
Sicuramente meno godibile del primo episodio, dove l’impronta di King era più marcata (gli avvenimenti erano stati tratti direttamente da L’ultimo cavaliere e La sfera del buio) ma un volume che vale comunque la pena di leggere, se non altro per ammirare gli splendidi disegni.
GLI AUTORI
Robin Furth è forse l’unica persona a saperne più dello stesso King sulla Torre Nera, e la sola ad avere i requisiti ideali per curarne la trasposizione in immagini. Autrice di Dark Tower: A Concordance, recentemente è anche diventata autrice di fumetti, tra cui una storia di Satana in Legion of Monsters e un adattamento di Lords of Avalon di Sherrilyn Kenyon.
Peter David, veterano della Marvel, ha scritto storie sui soggetti più amati dai fan, apprezzatissime anche dalla critica. Il suo ciclo sull’Incredibile Hulk è tuttora una pietra di paragone, e il suo ingresso nell’universo dei mutanti è stato largamente acclamato in X-Factor, una serie a cui ha dato un nuovo impulso.
Jae Lee possiede uno stile dark che si attaglia a pennello alla Torre Nera. Grande artista, ha lasciato la sua impronta su pubblicazioni come Inhumans e Sentry, due fondamentali storie dell’autore Paul Jenkins, e Fantastic Four: 1234 di Grant Morrison.
Richard Isanove è un mago del colore che sa abilmente trasformare i tradizionali disegni in bianco e nero in ricche illustrazioni come quelle di Wolverine: Origin, Daredevil: Father e 1602 di Neil Gaiman.
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