Il modello dichiarato è quello dell’Exquisite Corpse di surrealista memoria, metodo già usato nel cinema di genere ma mai a livello internazionale.
Tre registi alle prese con un’incontrollabile follia collettiva, tre differenti prospettive di fronte all’apocalisse tecnologica più cool del momento. In attesa del pluririmandato The Cell, a ricordarci quanto possa essere pericoloso uno qualunque tra i nostri elettrodomestici ci hanno pensato Dave Bruckner e compagnia esordiente, con il loro catastrofico esordio The Signal.
Nella città di Terminus è la notte di Capodanno, e le prospettive per l’anno nuovo sono drammatiche. Tutte le forme di comunicazione sono state interrotte da un misterioso segnale che induce alla follia omicida chiunque ne venga in contatto. In un luogo una volta dedito all’ordine ma ora scivolato nella totale anarchia, l’anticonformista Ben Capstone deve salvare la donna che ama dalla cieca violenza che imperversa nelle strade e da un sadico marito vittima del segnale: l’unico modo per farlo, e per scoprire se qualcuno sia sfuggito alla sua furia omicidia, sarà scoprire la vera natura delle trasmissioni.
Coraggiosi i ragazzi: il modello dichiarato è quello dell’Exquisite Corpse di surrealista memoria, metodo già usato nel cinema di genere ma mai a livello internazionale: tre registi/sceneggiatori a spartirsi equamente un progetto unico, tre spezzoni consequenziali ma sostanzialmente indipendenti curati dai tre semiesordienti Dave Bruckner, Dan Bush e Jacob Gentry, elencati in rigoroso ordine d’apparizione.
A sentir loro, più che da un comune senso estetico l’omogeneità verrà garantita dal contesto comune e dalla professionalità degli attori protagonisti:” Sono loro a dare la necessaria continuità alla storia, a mantenere il tutto sulle giuste rotaie: nonostante una visione d’insieme comune, noi tre abbiamo gusti visuali decisamente differenti; abbiamo reciprocamente raggiunto un giusto compromesso“. E proprio su questa peculiarità registica, piuttosto che su un plot di per sè piuttosto vago ed inflazionato, che la pellicola punterà le sue fiches: il resto si preannuncia un insieme di tecnofobia cavalcante, discrete dosi di violenza - negli USA la pellicola è stato vietata ai minori di 17 anni non accompagnati – e riflessioni su una realtà che ha forse definitivamente allontanato l’uomo dal vero significato delle cose.
Poi Dan Bush approfondisce:” E’ lo stesso protagonista Ben a sintetizzare il concetto quando all’inizio del film dice – E’ ora di iniziare a vivere realmente – : quella verso migliori condizioni esistenziali è una tensione assolutamente umana e naturale, soprattutto in un contesto come quello odierno, dove sono paura e frustrazione a condizionare le scelte di ognuno, e si creano vuoti che ognuno riempie come meglio crede. L’intera architettura di The Signal si regge sui concetti di comunicazione, percezione della realtà, individualità: sono sempre stato affascinato dal comportamento degli individui quando è in gioco la mera sopravvivenza, quando veramente vengono messi a dura prova i princìpi che ognuno si è prefissato di rispettare“. Prodotto dalla Shoreline Entertainment/Pop, The Signal esordirà a breve nelle sale italiane.
httpv://www.youtube.com/watch?v=tLnUcuy6078
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About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.