Jay Bonansinga è scrittore (Frozen, Shattered), sceneggiatore (The Walking Dead), regista (City of Men, Stash) e autore di saggi (Triumph of The Walking Dead: Robert Kirkman’s Zombie Epic on Page and Screen). L’uomo giusto per affiancare Robert Kirkman nella creazione di una TWD novel. Assieme a Kirkman ha scritto The Walking Dead: L’ascesa del Governatore e The Walking Dead: la Strada per Woodbury. In occasione dell’uscita italiana di quest’ultimo lo abbiamo intervistato. Per scoprire come è difficile (per niente) lavorare con un genio come Kirkman e che anche un tandem con Darabont non gli sarebbe dispiaciuto…
Dopo una serie di puntate in cui l’attenzione era stata incentrata sul dualismo tra il gruppo di Rick e quello del Governatore, si sentiva la mancanza di un episodio più intimista e così gli autori tornano a raccontarci una storia nella storia, rispolverando addirittura Morgan, l’uomo che il vicesceriffo aveva incontrato subito dopo il suo risveglio in ospedale e di cui tutti gli appassionati agognavano conoscerne il destino.
Il rischio di una pericolosa involuzione di storia e personaggi è stata scongiurato costruendo un episodio che procede in crescendo, offrendo qua e là nuovi spunti interessanti (il rapporto tra Daryl e Merle e il loro tragico passato familiare, la crisi tra Glenn e Maggie, una nuova breccia nelle mura della prigione che ha permesso agli zombie di infestare nuovamente i sotterranei).
Dopo lo straordinario epilogo con cui era terminata la prima parte della terza stagione di The Walking Dead, era lecito aspettarsi qualcosa di più da questo nono episodio. E invece si sono fatti dei passi indietro e sono tornati ad aleggiare gli spettri della seconda stagione, quando la serie si era impantanata in un diabolico meccanismo ripetitivo che ne aveva minato ritmo e credibilità.