Si metta il cuore in pace chi vedeva nel regista australiano il naturale e quasi ovvio erede di una certa scuola horror aussie tutta frattaglie e demenzialità.
L’omonimia non inganni: il Jonathan King regista di quell’Under the Mountain pericolosamente simile ad una spiazzante teen-adventure disneyana non può avere nulla a che vedere con la brillante mente alla testa delle pecore mannare di Black Sheep. O forse sì?