«E’ un classico film da realtà-alternativa: i libri chiamano e la realtà alternativa prende forma. Appena ti addentri in questo universo conosci il cattivo, uno scrittore horror che ti infetta con i suoi libri… »
Lo dico subito almeno mi tolgo questo (fastidioso? fondamentale?) particolare di torno e posso iniziare a parlare di Blood Glacier in libertà: sì, il film di Marvin Kren è un omaggio, una rielaborazione moderna, una variazione sul tema del capolavoro di John Carpenter del 1982. E sfido chiunque a trovare una locandina o una recensione di questo film che non citi (per motivi di marketing, ovvio) La Cosa. Tutto questo è buono e giusto. Per una volta non si tratta di uno specchietto per le allodole che nasconde una “boiata pazzesca”, perchè Blood Glacier è un film che merita rispetto.
Se escludiamo Lockout, esperimento apocrifo del 2012 firmato James Mather e Stephen St. Ledger che trascinava un simil-Snake Plissken nello spazio del 2079, sono quasi dieci anni che si sussurra a mezza bocca di un remake/reboot del primo capitolo della celebre pellicola carpenteriana. E da più di un anno il produttore Joel Silver ha ufficializzato la messa in cantiere di un nuovo progetto marchiato Plissken braccetto con Canal Plus, detentrice dei diritti di Escape from New York.
La cittadina californiana di San Antonio Bay è in procinto di festeggiare il suo primo secolo di vita, quando cominciano ad accadere strani fatti causati da un’improvvisa e fitta nebbia che compare e scompare misteriosamente.
Dopo l’accusa di essere soltanto “una brutta copia del Michael Myers carpenteriano”, Jason Voorhees trova, definitivamente, la sua vera identità. Il protagonista della saga di Venerdì 13, infatti, era un omaccione deforme e ripugnante, uno scimmione rabbioso, caratterizzato “soltanto” da una camminata goffa tipica dei morti viventi. Almeno fino a questo momento. Steve Miner, nuovamente in cabina di regia, dirigendo Venerdì 13: Weekend di terrore, infatti, trova il giusto escamotage per regalare al villain il suo agognato emblema, il suo tratto distintivo, lo stendardo dell’intera saga.