Wells è stato indubbiamente uno dei padri della fantascienza. E come qualsiasi opera di indubbio valore, i suoi lavori hanno qualcosa di profetico: in poche parole hanno detto con largo anticipo cosa sarebbe stato possibile, o anche solo seriamente concepibile, in un futuro lontano lontano.
Raccontato in prima persona dal personaggio di Prendick, testimone involontario degli orrori scientifici che dominano il romanzo, “L’isola del Dottor Moreau” è sicuramente una delle opere più fosche di Wells, impregnata com’è di intrinseca crudeltà e di malato positivismo. E’ un racconto che ci interroga sui nostri lati oscuri e animaleschi, e che porta alla luce svariate questioni sulla superiorità/utilità del genio umano: per questi suoi aspetti mi piace definirlo una perfetta unione tra le tematiche del Frankenstein (la ricerca dell’evoluzione attraverso la scienza) e quelle del dottor Jekyll e Mr Hyde (la scienza che diventa una porta spalancata sui recessi del male e dell’animale che ci portiamo dentro).