Il sesso e la morte nel mirino dei depositari della morale pubblica, ovvero la censura come confessione pubblica di un desiderio inconfessabile.
Con l’invenzione della stampa si è posto il problema della diffusione incontrollata delle idee, ed è stato quindi elaborato il concetto di “libro pericoloso” e, conseguentemente, di censura. Questa viene giustificata attraverso la presunta pericolosità sociale, provata attraverso i canoni della censura stessa, in un processo autoreferenziale che – come ogni forma di critica – tende a fare dell’opera una macchia Rorschach dove proiettare paturnie, storture, preconcetti religiosi, fobie e desideri inconfessati dei re-censori.