Ingiustamente accusato del brutale omicidio della propria amata, il giovane Alex Corvis viene condannato alla pena capitale e giustiziato sulla sedia elettrica. Ma lo spirito della vendetta, incarnatosi nelle inquietanti fattezze di un corvo, donerà al ragazzo poteri ultraterreni e un’ultima possibilità di svelare il complotto dietro alla morte della propria donna e fare finalmente giustizia del gruppo di poliziotti corrotti veri responsabili dell’omicidio.
Si dice che quando un uomo muore, il corvo venga a prenderne il corpo per portarlo all’inferno. A volte, però, succede che il corvo decide di riportarlo indietro per liberarlo dal fardello e permettergli di espiare ai propri peccati. Lance Murgia, sceneggiatore e regista di appena un paio di pellicole, dirige Il corvo 4 – La preghiera maledetta, realizzando il film più brutto e insulso dell’intera saga.
Ci sono pochi film che riescono ad entrare nell’Olimpo dei “tormentoni” cinematografici mondiali come Il Corvo. Chiunque, almeno una volta nella vita, ha sentito parlare delle avventure di Eric Draven che torna in vita dall’aldilà per regolare i conti con gli assassini suoi e della sua amata. Quasi tutti hanno visto il film di Alex Proyas almeno una volta nella vita (se non più d’una, ovviamente). In tanti, tantissimi, hanno pianto la morte prematura di un grande talento come Brandon Lee, venuto a mancare proprio durante le riprese. E nessuno, forse, può contestare in alcun modo il fatto che, a quasi vent’anni di distanza, Il Corvo è ancora un film di culto, un manifesto generazionale, una splendida storia d’amore, ma anche – e soprattutto – uno degli horror meglio riusciti degli ultimi 20 anni, per ambientazioni, musiche, messinscena e, perché no, interpretazioni.