E’ brutto, ma non è quel tipo di fallimento orrorifico di cui sparlare su un divano o in una chat. Lo si dimentica ancor prima di concluderlo.
Parlare di un film bello fa talvolta le fortune del critico: si può ricorrere a paroloni, concettoni e perdersi in colti (e anche un po’ estenuanti) excursus sul cinema e sul suo appeal. D’altro canto un titolo brutto permette di sfogarsi in lungo e in largo sulla mediocrità dello scritto, del girato e del recitato fino allo stremo delle forze e dei caratteri.