Dagli Stati Uniti ecco The bleeding house (2011) di Philip Gelatt: tanto promettente nella trama, quanto deludente e anonimo nella realizzazione
Dallo sconosciuto Philip Gelatt arriva un horror altrettanto sconosciuto, The bleeding house (2011), che francamente non avrebbe fatto danno se fosse rimasto effettivamente tale. È un film anonimo, impersonale, che se vogliamo regala anche qualche bella scena, ma di cui ci si dimentica poco dopo averlo visto. La sensazione primaria che lascia questa pellicola è la sua inutilità: The bleeding house va contestualizzato all’interno dell’immensa produzione americana underground in cui troviamo un po’ di tutto, film ottimi, altri mediocri, altri ancora brutti ma che si lasciano ricordare per qualcosa; ecco, questo no, non possiede nemmeno quel quid che lo differenza da una marea di altre opere similari e altrettanto dimenticabili.