Category: La Casa

La casa da sempre è un posto accogliente, simbolo di distensione, appagamento, rifugio contro i pericoli del mondo. Non stupisce perciò che il cinema horror se ne sia appropriato, capovolgendo questo concetto in una dimensione di terrore e spaesamento. Casa quindi non come simbolo dell’istituzione familiare, ma come luogo luttuoso, violento, spaventoso. Casa come rifugio per demoni sotterranei, per le nostre paure più ataviche diventate realtà. Da sempre il cinema della paura elesse come suo scenario delle dimore maledette, fin dagli albori del cinema in bianco e nero, retaggio di una certa letteratura gotica inglese, ma forse solo con Evil dead ebbe la sua massima espressione.

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 Inquietante è solo la scioltezza con cui la trama balzella da un genere ad un altro, mangiucchiando un po’ da Poltergeist e un po’ dagli esorcismi vari.

Padre Peter, un giovane pastore con una moglie che lo ama e due bei bambini, viene trasferito dalla curia in una graziosa villa del New England; l’allegria della famigliola viene però presto minata dall’inspiegabilità degli eventi che si concentrano in quella casa. Cercando di indagare sulla ragione dei fatti che terrorizzano la sua famiglia, padre Peter scopre che in quella dimora secoli prima aveva abitato una strega, la cui anima crudele e irrequieta tormenta ancora i vivi; il pastore sarà dunque costretto ad aggrapparsi saldamente alla sua fede in Dio per affrontare i demoni che minacciano i suoi cari.

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La migliore delle case apocrife, diretta con inventiva e dal cast stellare.

In una spettrale isoletta al largo del Massachussets sorge un solo edificio, in cui si dice, anni prima si rifugiò una strega incinta, per sfuggire alle persecuzioni. Per studiare questa leggenda si recano sul posto una giovane coppia, ed in seguito una intera famiglia in viaggio di affari. Qui la maledizione della strega si riversa in tutto il suo orrore sugli incauti visitatori, che uno per volta verranno sottoposti a crudeli e sanguinose torture.

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Primo seguito apocrifo della saga di Sam Raimi a opera di due artigiani simpatici e un po’ truffaldini.

 Umberto Lenzi e Joe D’Amato decidono di sfruttare l’onda di successo del secondo Evil Dead spacciando un loro film come il terzo seguito della famigerata saga. Inutile dire che non c’è il minimo legame con il cottage invaso dai demoni candariani e la pellicola in questione è piuttosto una classica storia da brividi all’italiana con tutto l’armamentario di bambolotti demoniaci, nenie infantili, gatti morti ammazzati, bambine spettrali vestite di bianco, brutali omicidi all’arma bianca e colonna sonora chiassosa e incalzante

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Arrivati al terzo capitolo, la metamorfosi è completa.

Le deliranti vicende del secondo capitolo di Evil Dead hanno avuto, se possibile, un esito ancora più folle: il prode Ash si è infatti visto teletrasportare nel tredicesimo secolo insieme alla sua Oldsmobile, ad un fucile Remington e alla motosega che fa ormai le veci del suo braccio destro: nel tentativo di recuperare il Necronomicon, il temibile libro dei morti unico strumento capace di riportarlo al proprio tempo, Ash risveglierà un’armata di morti capeggiata da un Ash malvagio determinato a prendere possesso del mondo degli umani.

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 Uno splatter demenziale, entrato della rosa dei grandi cult del genere, colpisce gli spettatori unendo ironia, nonsense e horror.

 Ash  e Linda  decidono di passare del tempo in una chalet in un bosco. Un  copia del Necronomicon  rilegata in pelle umana,  scritta col sangue e una voce in un magnetofono, risvegliano un demone. Una lotta impari, per il protagonisti della storia, perché il demonio si fa beffa dei suoi sentimenti usando la paura come arma, sfinisce Ash. Una giostra di eventi, avvengono nel chiuso del piccolo chalet, mentre la foresta intorno prende vita e uccide tutti coloro che cercano di scappare. La fine dell’incubo è racchiusa  proprio lì dove tutto ha avuto origine: tra le pagine del Necronomicon

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Un fanta-horror scatenato e tutt’altro che tenebroso infilato a forza nella saga di Raimi

Una dimora costruita su un antico tempio azteco votato alla custodia di un teschio magico, di cui le forze del male vogliono impossessarsi. Il nuovo inquilino, Jesse, ultimo discendente dei proprietari della casa, tenterà di tutto per impedire che accada, aiutato dal suo trisavolo, riesumato dalla tomba per l’occasione.

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Venduto come il “capitolo apocrifo che i benpensanti non avrebbero mai accettato”, il film si rivela subito uno specchietto per le allodole.

La casa 7 – The Horror Show non ha niente a che vedere con la saga de La casa di Raimi. Venduto come il “capitolo apocrifo che i benpensanti non avrebbero mai accettato”, il film si rivela subito uno specchietto per le allodole. Ha poco a che fare, anche, con la saga di Chi è sepolto in quella casa? di Stephen Miner. Era il lontano 1989 e il regista David Blyth decise di tagliare la corda a metà delle riprese, lasciando l’abominio che stava creando nelle mani di James Isaac, futuro regista di Jason X.

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“La Casa” di Sam Raimi è pellicola ormai di culto, assolutamente low budget, estremamente creativa: l’ennesima prova di come un grande talento e tante idee non potranno mai essere sostituiti dai tanti soldi e la poca sostanza di qualsiasi blockbuster.

Quando Sam Raimi e la sua troupe iniziarono le riprese di “The Evil Dead” (La Casa), nel 1979, non potevano immaginare cosa sarebbe diventato questo piccolo film, un low budget realizzato tra innumerevoli difficoltà nell’arco di tre mesi (e un anno e mezzo di post-produzione).

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