Lo dico subito almeno mi tolgo questo (fastidioso? fondamentale?) particolare di torno e posso iniziare a parlare di Blood Glacier in libertà: sì, il film di Marvin Kren è un omaggio, una rielaborazione moderna, una variazione sul tema del capolavoro di John Carpenter del 1982. E sfido chiunque a trovare una locandina o una recensione di questo film che non citi (per motivi di marketing, ovvio) La Cosa. Tutto questo è buono e giusto. Per una volta non si tratta di uno specchietto per le allodole che nasconde una “boiata pazzesca”, perchè Blood Glacier è un film che merita rispetto.
Uno dei luoghi più affascinanti e spaventosi che si possa concepire è senz’altro la mente di un essere umano. L’inpenetrabilità della mente altrui, l’impossibilità di conoscere ciò che si cela nella mente dell’altro è da sempre uno dei misteri che affascinano e terrorizzano l’umanità. Di conseguenza, uno dei sogni dell’uomo è sempre stato quello di poter leggere o addirittura penetrare nella mente degli altri.
Uno degli elementi più importanti per distinguere un film horror valido dalla “bassa macelleria” è la sua capacità di essere una cartina di tornasole per le paure e per i cambiamenti in atto nella società. Lo zombie “moderno” fin dalla sua prima apparizione nel capolavoro di Romero La Notte dei morti viventi, è sempre stato una figura particolarmente adatta ad esser riempita con metafore e riflessioni sulla società e sui suoi valori.
molti i film considerati dannati o maledetti a causa di incidenti sul set, morti improvvise e inquietanti coincidenze. Ecco le 8 storie dei più celebri casi di “film maledetti”.
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l’immortale mano o l’occhio
Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?
Fearful symmetry, agghiacciante simmetria. Due parole che si sposano alla perfezione con le creazioni visionarie di uno degli artisti che più ha influenzato l’immaginario collettivo, non solo cinematografico, di intere generazioni.
Saliti alla ribalta con Twister, i cacciatori di tornado tornano al cinema con Into the storm, pellicola adrenalinica diretta da Steven Quale (Final Destination 5) e interpretata da Richard Armitage (già Thorin Scudodiquercia ne Lo Hobbit), Sarah Wayne Callies (Prison Break, The Walking Dead), Matt Walsh (Ted) e Alycia Debnam-Carey (Where the Devil Hides).
Prendete delle giovani donne, rinchiudetele in delle celle sotterranee e a turno fatele combattere l’una contro l’altra fino alla morte. Chi vince resta in vita. Chi perde muore. A chi si rifiuta di combattere viene uccisa la persona più amata. Questo è il sadico gioco che una coppia di folli coniugi organizza ogni anno per intrattenere un pubblico di ricchi annoiati, in cerca di emozioni forti. Se la trama del film non è una gran novità (Hunger Games meets Battle Royale meets Hostel) lo è certamente il contenuto, con l’esordiente Josh C. Waller che ci mette sul piatto un bel po’ di violenza semplice e gratuita e tanto tanto sangue.
Tom Selzinck, considerato uno dei pianisti più brillanti della sua generazione, ha abbandonato le scene da ormai più di cinque anni a causa del terrore di suonare la nota sbagliata, terrore dovuto a una catastrofica esecuzione di uno dei pezzi più difficili mai composti dal suo maestro. Sua moglie, un affermata attrice, lo convince a ritornare sui suoi passi e a prendere parte a un grande concerto ideato appositamente per celebrare il suo ritorno alla musica. Tom si troverà a suonare proprio il piano del suo defunto maestro. Tutto sembrerebbe procedere per il meglio, nonostante il nervosismo e il panico di Tom ma c’è qualcosa di più insidioso del panico da palcoscenico che attende il giovane pianista. Sul palco Tom trova sul suo spartito un messaggio scritto in rosso: “se suoni una nota sbagliata morirai”. Sulle prime il pianista penserà a uno scherzo ma ben presto si renderà conto che in gioco non c’è più solo la sua carriera di musicista ma qualcosa di molto più prezioso: la sua vita e quella di quelli che gli sono vicini.