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Le parole del buio – Tecniche di scrittura #1

Tutti abbiamo avuto paura, nella vita. A volte per motivi futili, a volte a ragione. È comunque uno stato d’animo che incide nel nostro profondo tracce difficili da dimenticare. Proprio per questo motivo, scrivere per generare paura è difficile.

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Vertigini

Ci sono momenti nella vita in cui una persona si trova costretta a fare cose di cui poi potrebbe pentirsi.

Mettere la propria firma su un film come “Vertigini: don’t look down” potrebbe essere una di quelle cose, per Wes Craven.
E’ veramente incomprensibile come una delle icone del cinema horror possa essere orgoglioso di mettere il proprio nome come traino per un film sinceramente mediocre. La regia del film è di Larry Shaw, e questa opera non indimenticabile è stata prodotta nel lontano 1998, per il mercato televisivo.

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Wolf Creek

Liz e Kristy, due ragazze inglesi, assieme al loro amico Ben, decidono di trascorre una vacanza nel parco nazionale di Wolf Creek, in Australia, per visitare un cratere meteoritico.

I ragazzi, appiedati da un guasto dell’auto, sono fortuitamente soccorsi da Mick, un meccanico del posto. Si accorgeranno ben presto che la loro non è stata fortuna… e la mattanza ha inizio.

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The Call – Non rispondere

Se avete visto “Phone”, il film di Ahn Byun-ki, potreste essere indotti a non visionare questo “The call – non rispondere”.

Troppe le somiglianze, a un’analisi preventiva superficiale. Ci sono i cellulari, nuovo veicolo dell’ignoto, ci sono i bambini in contatto con entità malvagie (che poi si rivelano non essere poi così cattive, se paragonate ai vivi…), ci sono i fantasmi così come li vede l’immaginario orientale, donne diafane dai lunghi capelli corvini.

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Premonition

Guardando un film come questo si capisce l’importanza che ha una buona sceneggiatura nella riuscita di un opera cinematografica.

Riuscire a sostenere fino alla fine della pellicola la sospensione dell’incredulità dello spettatore è lo scopo di ogni sceneggiatore degno di questo nome: purtroppo è obiettivo che tanto più è desiderabile tanto più è difficile da raggiungere. In questo caso, con buona pace di Bill Kelly, tale risultato non c’è.

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The Lab

“The lab” è il classico film che avrebbe potuto essere valido e che invece rivela pesanti limiti, intrinseci alla natura stessa della pellicola.

Quello che lo rovina è la genesi produttiva: quello riversato nel supporto digitale avrebbe dovuto essere l’episodio pilota di una serie, dall’incerto futuro. Potete quindi intuire come i temi che alla fine della visione restano in sospeso sono maggiori rispetto a quelli che trovano soluzione, e del perché alcuni personaggi risultino appena abbozzati, e con ruoli assolutamente marginali nell’economia del racconto.

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White Noise

Ecco un film che vale la pena di vedere in dvd quasi esclusivamente per l’ottimo livello di realizzazione tecnica e per i contenuti extra, davvero succulenti.

Dire questo, probabilmente, è fare un piccolo torto alla pellicola di Geoffrey Sax, sceneggiata senza particolare impegno da Niall Johnson, ma si comincia a essere stanchi di film che promettono bene in fase iniziale e che crollano miseramente nel proseguio e si “sfracellano” letteralmente nel finale.

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The boogeyman

Il film di Stephen Kay, prodotto, ahimè, dal troppe volte “perso per la strada” Sam Raimi, assieme a Rob Tapert per la loro compagnia Ghost House Pictures, può essere utilizzato in qualsiasi corso di tecnica cinematografica per fare sì che i discenti si rendano conto di come non deve essere fatto un film dell’orrore.

E’, forse, la sua unica ragione d’essere.
Premetto che la delusione che si prova nel guardare un film è direttamente proporzionale alle aspettative che si nutrono per lo stesso, e in questo caso le mie erano sicuramente sovradimensionate.

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La casa del diavolo (The Devil’s Reject)

Guardando per anni i prodotti di celluloide provenienti da Hollywood abbiamo acquisito alcune nozioni base sulle cose da fare o da non fare in America quando si sta dalla parte dei cattivi.
La cosa che viene ribadita con più forza è la seguente: mai e poi mai uccidere un poliziotto.

Perché quando si uccide un poliziotto, un servitore dello stato, ci sono sempre parenti e colleghi che non vedono l’ora di vendicarlo.
Infatti, dopo avere visto la scena dell’omicidio al rallentatore del vicesceriffo Wydell ad opera di Otis Firefly, nel primo grandguignolesco film partorito dall’insana mente di Rob Zombie, avevo pensato: “Ragazzi, state facendo uno sbaglio.”

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Gioventù Cannibale – AAVV

Quante quante quante parole sono state spese (e sprecate) per questa antologia di racconti, uscita originariamente nella collana Stile Libero di Einaudi e poi ripresentata, in occasione del decennale, nella collana Economici sempre dell’Einaudi.

Curata da Danile Brolli, contiene racconti di Nicolò Ammaniti, Luisa Brancaccio, Paolo Caredda, Matteo Curtoni, Matteo Galiazzo, Massimiliano Governi, Daniele Luttazzi, Stefano Massaron, Aldo Nove, Andrea G. Pinketts, Alda Teodorani. Un libro che ha visto la luce anche grazie al genio “commerciale” dei due curatori dell’Einaudi romana, Severino Cesari e Massimo Repetti.

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