Mettere la propria firma su un film come “Vertigini: don’t look down” potrebbe essere una di quelle cose, per Wes Craven.
E’ veramente incomprensibile come una delle icone del cinema horror possa essere orgoglioso di mettere il proprio nome come traino per un film sinceramente mediocre. La regia del film è di Larry Shaw, e questa opera non indimenticabile è stata prodotta nel lontano 1998, per il mercato televisivo.
I ragazzi, appiedati da un guasto dell’auto, sono fortuitamente soccorsi da Mick, un meccanico del posto. Si accorgeranno ben presto che la loro non è stata fortuna… e la mattanza ha inizio.
Troppe le somiglianze, a un’analisi preventiva superficiale. Ci sono i cellulari, nuovo veicolo dell’ignoto, ci sono i bambini in contatto con entità malvagie (che poi si rivelano non essere poi così cattive, se paragonate ai vivi…), ci sono i fantasmi così come li vede l’immaginario orientale, donne diafane dai lunghi capelli corvini.
Riuscire a sostenere fino alla fine della pellicola la sospensione dell’incredulità dello spettatore è lo scopo di ogni sceneggiatore degno di questo nome: purtroppo è obiettivo che tanto più è desiderabile tanto più è difficile da raggiungere. In questo caso, con buona pace di Bill Kelly, tale risultato non c’è.
Quello che lo rovina è la genesi produttiva: quello riversato nel supporto digitale avrebbe dovuto essere l’episodio pilota di una serie, dall’incerto futuro. Potete quindi intuire come i temi che alla fine della visione restano in sospeso sono maggiori rispetto a quelli che trovano soluzione, e del perché alcuni personaggi risultino appena abbozzati, e con ruoli assolutamente marginali nell’economia del racconto.
Dire questo, probabilmente, è fare un piccolo torto alla pellicola di Geoffrey Sax, sceneggiata senza particolare impegno da Niall Johnson, ma si comincia a essere stanchi di film che promettono bene in fase iniziale e che crollano miseramente nel proseguio e si “sfracellano” letteralmente nel finale.
E’, forse, la sua unica ragione d’essere.
Premetto che la delusione che si prova nel guardare un film è direttamente proporzionale alle aspettative che si nutrono per lo stesso, e in questo caso le mie erano sicuramente sovradimensionate.
Perché quando si uccide un poliziotto, un servitore dello stato, ci sono sempre parenti e colleghi che non vedono l’ora di vendicarlo.
Infatti, dopo avere visto la scena dell’omicidio al rallentatore del vicesceriffo Wydell ad opera di Otis Firefly, nel primo grandguignolesco film partorito dall’insana mente di Rob Zombie, avevo pensato: “Ragazzi, state facendo uno sbaglio.”
Curata da Danile Brolli, contiene racconti di Nicolò Ammaniti, Luisa Brancaccio, Paolo Caredda, Matteo Curtoni, Matteo Galiazzo, Massimiliano Governi, Daniele Luttazzi, Stefano Massaron, Aldo Nove, Andrea G. Pinketts, Alda Teodorani. Un libro che ha visto la luce anche grazie al genio “commerciale” dei due curatori dell’Einaudi romana, Severino Cesari e Massimo Repetti.