Larp, demoni e Peter Dinklage. L’horror comedy secondo Joe Lynch diverte con poco.
Correva l’anno 2011 quando al San Diego Comic-Con, convention multigenere più grande e famosa degli States, venne annunciato un curioso film low budget, previsto nelle sale l’anno successivo. Dal trailer trasmesso, manna dal cielo sembrava prossima per i fan del LARP, gioco di ruolo dal vivo, e non solo per loro: horror, comicità, cultura nerd e Summer Glau. Un programma di tutto rispetto. Sfortuna volle che di quest’opera si persero però le tracce, a quanto pare per problemi di distribuzione, e solo nel Dicembre 2013, dopo tagli e rimontaggi, venne annunciato l’effettivo debutto nelle sale. Poche sale, per dirla tutta.
Quello che esordisce a Gennaio 2014 è un film differente rispetto a quello presentato al Comic-Con, dove indubbiamente si percepiscono con chiarezza le difficoltà incontrate da Joe Lynch e compagni, e viene da chiedersi quanto le scelte delle case finanziatrici e di distribuzione siano prese con il giusto criterio. Fortunatamente le difficoltà sopracitate non hanno abbattuto il simpatico regista di Wrong Turn 2, ma purtroppo hanno minato e infine deluso molte delle aspettative e delle speranze di chi, quel trailer, l’aveva assaporato come nuova linfa dell’horror-comedy, Genere ormai inabissato da saghe come Scary Movie.
Nel nome del nerd pride, Knights of Badassdom si fa carico, intenzionalmente o meno, di un’interessante questione generazionale, che però dona a tutta l’operazione un’ambiguità d’intenti non immediatamente discernibile, lasciando spazio all’interpretazione e alla sensibilità di ognuno. E lo fa raccontando la delusione sentimentale di Joe, lasciato dalla fidanzata in carriera Beth, stanca di un uomo che, nonostante una laurea, si accontenta di suonare musica metal e di lavorare in un’officina. Distrutto dall’abbandono, Joe viene aiutato ingannevolmente dai suoi migliori amici, Eric e Hung, che lo coinvolgono in un’enorme raduno di LARP, in memoria dei bei tempi andati giocando a D&D. Inizialmente contrariato, il ragazzo si lascerà pian piano coinvolgere, ma l’evocazione inconsapevole di un demone infernale da parte di Eric costringerà lui e i compagni ad affrontare una reale battaglia.
Raccontato in questo modo, KoB sembra piazzarsi tra le fila dei tanti film più o meno adolescenziali (horror, commedie o ibridi che siano) da cui bisognerebbe stare alla larga, pena il disagio interiore per una cinematografia agonizzante. Quasi a sorpresa riesce invece a distinguersi dalla massa, grazie all’originalità, seppur non totale, dell’ambientazione. Non è infatti il primo film a raccontare di giocatori di ruolo, tuttavia la sua rappresentazione di questo particolare mondo e dei suoi frequentatori è decisamente curata e credibile. E proprio qui si piazzano la questione generazionale e l’ambiguità d’intenti di cui parlavo poco sopra. Durante la narrazione si percepisce una volontà anticonformista, un rifiuto delle etichette e delle imposizioni sociali che, magari inconsciamente, regolano il mondo moderno. Il rapporto tra Beth e Joe è lo specchio di questo concetto, che contrappone l’ambizione prioritaria della ragazza, desiderosa di ottenere uno status sociale più elevato, alla semplicità di Joe, che pure cerca di adeguarsi a lei, andando contro persino a sé stesso. Sono Eric e Hung i sobillatori, quelli che spingono il ragazzo a tornare libero da schemi di pensiero omologati, da una persona che non lo accetta per quello che è. Per farlo, lo immergono in un mondo controverso, dove Lynch, Kevin Dreyfuss e Matt Wall disegnano con dolce satira gli stereotipi dei partecipanti a questo tipo di eventi. In questo, però, può non risultare sempre chiaro se l’intento è quello di ritrarre in maniera affettuosa una cultura, con le sue esagerazioni e bellezze, oppure più semplicemente usarla come pretesto per humor e sfottò.
Il dubbio ha portato diversi esponenti della cultura nerd a giudicare negativamente il film, che certo non è un’opera trascendentale, ma nemmeno così pessima da essere evitata a priori. KoB è un piccolo film, un calderone di difficile definizione che richiama, in certi momenti, cult movie come Evil Dead, senza però l’arroganza del citazionismo. Lynch si tiene lontano dalla parodia, non cade mai nel trash e fa quello che può con ciò che gli è concesso. Sebbene abbia dovuto pesantemente rimaneggiare la sua opera, il risultato, anche se non eccezionale, è onesto e apprezzabile, specialmente grazie agli effetti speciali, per la maggior parte vecchia scuola, e a un cast che, nonostante tutto, funziona. Menzione particolare per Steve Zahn e un fantastico Peter Dinklage, una spanna sopra tutti per recitazione e ironia.
Horror, commedia, film generazionale, Knights of Badassdom è sicuramente un’opera per molti trascurabile e mediocre. Vero, oggettivamente non ha niente di speciale, ma oltre a questo sa essere anche simpatica, divertente e a suo modo cool, in un finale davvero ispirato. E poi c’è Summer Glau, che volete di più?
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