The Purge capitolo 2: bello come il primo.
La storia è ambientata nel 2022, quando la società ha ormai raggiunto un livello di perfezione altissimo, eliminando quasi del tutto crimine e disoccupazione. Un giorno all’anno però, la legge viene messa da parte e chiunque può compiere le azioni più efferate senza ripercussioni.
L’anno scorso aveva stupito, per efficacia e intelligenza, l’home invasion The purge, da noi La notte del giudizio. Pur con un budget di appena 3 milioni di dollari, il film di James DeMonaco era stato un grande successo commerciale, prova che molte volte la qualità vince sulla quantità, sulle esplosioni scenografiche e sulla computer grafica da blockbuster. Torna quindi, dopo neanche un anno, The purge con un secondo capitolo più spettacolare e concitato, grazie anche al budget leggermente lievitato, ma senza perdere, come il titolo suggerisce, la sua carica politica alla John Carpenter.
Anarchia mostra un cast completamente rinnovato (per ovvie ragioni Ethan Hawke non poteva fare più parte della squadra) e una storia corale con i diversi personaggi che si trovano, caso o sfiga che sia, a combattere per la vita in una notte che sembra davvero infinita.
Quindi James DeMonaco, autore anche della bella sceneggiatura, lascia da parte le vicissitudini della sopravvissuta Lena Headey/Mary Sandin ad un anno dai fatti raccontati nel primo film, e si concentra su una storia completamente nuova e, nel suo sviluppo, diversa ed originale dal modello. Si era parlato di John Carpenter poco sopra, e gli umori sensibili sono quelli di un 1997 fuga da New York, ma senza scordare la lezione di Walter Hill e del suo essenziale I guerrieri della notte. Qui come lì i nostri (anti)eroi sono braccati da un humanitas pittata con i colori della guerra, dagli scheletri della Santa Muerte latina ai serial killer annuali nascosti da maschere da slasher, senza dimenticare ovviamente la polizia e i vari imprevisti che, quartiere dopo quartiere, si presentano sul loro cammino. Lo scenario inventato da James DeMonaco è impressionante: gente che uccide così per sfogarsi, vicini dall’aria pacifica che violentano donne e bambini, vecchi malati che per soldi soddisfano la sete di sangue di ricche famiglie annoiate. E’ l’apocalisse, quella che succede una volta all’anno nella finzione scenica ma che ci fa riflettere sulla natura umana e i suoi abissi. Anarchia tenta un discorso interessante sul potere, su come si possa illudere il popolo, grazie al vecchio “panem et circenses”, di avere diritto di scelta e ignorare così di essere comunque carne da macello.
E’ un segno che siamo davanti a un film che diverte grazie alle sue riuscite battute, che spaventa ed emoziona, quindi cinema commerciale nella sua dimensione da B movie di lusso (come appunto i Carpenter più belli e riusciti), ma che riesce a fare anche pensare ed essere materia per quelle bellissime discussioni post cinema tra amici che, ahimè, non esistono più. Anarchia presenta scene di grande impatto emotivo, a volte in maniera quasi subliminale, per esempio quando mostra un uomo, birra alla mano, intento a sparare con un fucile da cecchino da un tetto a chiunque gli si presenti nell’aria di tiro. Le paure da 11 Settembre del film precedente (l’estraneo che entra in casa e vuole uccidere te e la tua famiglia) lasciano posto ad una critica, anche urlata, sull’America e sul secondo emendamento (“”A well regulated Militia, being necessary to the security of a free State, the right of the people to keep and bear Arms, shall not be infringed.”). Quindi quando vediamo lo sfoggio di bandiere a stelle e strisce o una donna che reclama, armata di fucile d’assalto, il “diritto inviolabile di possedere armi” e quindi di uccidere, confondendo tra l’altro sacro e profano, Dio e i proiettili, il “j’accuse” sociale è pronto per essere servito in piatto d’argento. D’altronde siamo in uno Stato che utilizza ancora nel reale la pena di morte e che nella finzione di questo film permette uno sfogo di sangue per stare tranquilli il resto dell’anno, un po’ come succedeva a Creta col Minotauro, solo che qui non abbiamo nessun Dio vendicativo, Dio è la nostra follia e voglia di distruzione.
Non ci sorprenda perciò che se da una parte abbiamo dei guerriglieri (la maggior parte, a cominciare dal suo leader Carmelo Jones, sono afro) che rivendicano il potere del popolo e combattono la violenza con la rivoluzione, dall’altra abbiamo sempre dei neri, ma nella loro spregevole variante da “negri”, che usano la violenza per fare soldi e quindi vendere fratelli o sventurati alle voglie malsane del potere, ricchi annoiati che comprano vite umane come ad un asta di beneficenza. Purtroppo molti personaggi, come i rivoluzionari, appaiono e scompaiono troppo velocemente, con la sensazione di dover essere ripresi in un probabile seguito futuro, anche se avrebbero meritato proprio qui maggiore spazio. Non si può d’altronde avere tutto dalla vita e Anarchia, dal cast perfetto e la regia eccellente, è di sicuro uno dei migliori film di questo 2014, come già il primo film lo era del 2013.
httpvh://www.youtube.com/watch?v=_k2dbv_8LTg
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.