Straordinario seguito di un film culto.
Annoiati dal cosiddetto turismo commerciale della città, i viaggiatori giovani e idealisti Rutger e Katarina desiderano esplorare la “vera” Australia e si mettono in viaggio verso la bellezza ossessionante ma desolata del Parco nazionale di Wolf Creek. Lontani dalla civiltà, i panorami mozzafiato e i vasti spazi aperti celano un pericolo in agguato nell’ombra. Il cacciatore di maiali psicopatico Mick Taylor è l’ultimo uomo che un viaggiatore possa aver voglia di incontrare nell’outback e adesso il suo atteggiamento di irriverenza nei confronti della vita umana si è innalzato a un nuovo livello di sadismo.
Eccoci davanti ad un seguito, caso più unico che raro, all’altezza, se non migliore, del primo capitolo. La presenza di Greg Mclean alla regia e di John Jarratt nella parte del killer sporcaccione Mick Taylor confermano una continuità, anche stilistica, tra le due opere. Si alza il livello di emoglobina con un bel parco di morti violente e mutilazioni varie
(dita, teste, persino peni), e un’accelerazione di ritmo e humor che fanno virare l’opera verso lo slapstick cartoonesco, un po’ alla Tex Avery di Willie il coyote.
Se il primo film viveva una prima parte d’attesa per preparare i protagonisti (e noi) alla mattanza del segmento successivo, qui, fin dal prologo, siamo gettati nel vivo dell’azione (l’uccisione che sotto sotto desideriamo ogni volta ci imbattiamo in un posto di blocco). L’assassino patatone Mick Taylor, fucile con mirino di precisione e scarsa igiene personale, ha aumentato negli anni il numero di battute (già da antologia la sequenza dove liquida la morte di un canguro con “Scusa Skyppy!”). A noi però resta un po’ la paura che nel tempo (e nei seguiti) questo personaggio possa degenerare nel destino clownesco di tanti suoi colleghi di celluloide, non ultimo il mitico Freddy Krueger. Sarebbe un gran peccato. Oltretutto Wolf creek 2 è scritto benissimo e recitato in stato di grazia da un po’ tutto il cast, con finezze di sceneggiatura che sfociano in quell’incredibile finale che si pone come la variante gore di Chi vuol essere miliardario.
Greg Mclean è assente dietro la macchina da presa dal lontano 2007, anno del sottovalutato ma godibile crocodille movie Rogue, ma non ha perso un solo briciolo della sua bravura,
anzi: ci sono momenti davvero fantastici in Wolf creek 2, un film diciamo comunque benedetto da una fotografia strepitosa. Basti pensare all’inseguimento nell’assolata e vuota highway australiana, un posto che ora sappiamo non ama gli autostoppisti, e che il regista gira omaggiando il capolavoro di George Miller, Mad Max. Da ricordare anche la pazzesca sequenza dei canguri, citata poco fa, un momento di follia visiva e visionaria con un branco di marsupiali che, senza motivo apparente, alla partenza di The Lion Sleeps Tonight, si gettano sotto le ruote del camion del nostro killer. Wolf Creek 2 è un film che, come la Ozploitation del quale fa parte, ha tanti umori eterogenei che coesistono insieme, dal western al torture porn classico dei Non aprite quella porta di Tobe Hooper (cos’è il finale se non una citazione del barocchissimo numero 2?), ma sa trovare una strada originale che è anche la fortuna della serie, un horror tratto da una storia vera dall’impianto sotterraneo fantastico. D’altronde quando Mick Taylor se ne va via dopo i titoli di coda per qualche secondo diventa nero come un demone. Un caso?
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.