Elijah Wood pianista al centro del mirino, in un film che tenta di porsi tra Hitchcock e De Palma ma che mira troppo in alto.
Tom Selzinck, considerato uno dei pianisti più brillanti della sua generazione, ha abbandonato le scene da ormai più di cinque anni a causa del terrore di suonare la nota sbagliata, terrore dovuto a una catastrofica esecuzione di uno dei pezzi più difficili mai composti dal suo maestro. Sua moglie, un affermata attrice, lo convince a ritornare sui suoi passi e a prendere parte a un grande concerto ideato appositamente per celebrare il suo ritorno alla musica. Tom si troverà a suonare proprio il piano del suo defunto maestro. Tutto sembrerebbe procedere per il meglio, nonostante il nervosismo e il panico di Tom ma c’è qualcosa di più insidioso del panico da palcoscenico che attende il giovane pianista. Sul palco Tom trova sul suo spartito un messaggio scritto in rosso: “se suoni una nota sbagliata morirai”. Sulle prime il pianista penserà a uno scherzo ma ben presto si renderà conto che in gioco non c’è più solo la sua carriera di musicista ma qualcosa di molto più prezioso: la sua vita e quella di quelli che gli sono vicini.
Che Eugenio Mira sia sopratutto un musicista (autore di numerose colonne sonore) e solo in seguito un regista lo s’intuisce chiaramente durante la visione de Il ricatto: le sequenze maggiormente curate sono proprio quelle in cui il protagonista esibisce la sua mastria al piano riuscendo a coniugare abilmente regia e musica, il continuo susseguirsi di movimenti di macchina e l’estrema destrezza delle dita sui tasti. Il che non sarebbe una cosa negativa, anzi, ma purtroppo di positivo c’è poco altro. Il film è quasi smaccato nel mostrare i suoi debiti nei confronti di Hitchcock e De Palma, citando ampiamente e diffusamente movimenti di macchina ed effetti visivi propri dei due grandi registi. Mira costrusce una tensione piuttosto fragile e trabballante durante una prima parte non troppo esaltante per poi in seguito riuscire a instaurare un clima di reale tensione durante la parte centrale in cui riesce a rendere appassionante per lo spettatore lo spettacolo della musica e dell’uomo solo minacciato da uno sconosciuto. Purtroppo la tensione cala drasticamente nella risoluzione della vicenda in cui il regista ci propina un finale molto stereotipato e privo di qualsivoglia tensione e di sorprese. Anche lo svelamento dell’identità del ricattatore costituisce una delusione: se Mira riesce a renderlo interessante utilizzando solo la voce di John Cusack, nel momento in cui ce lo mostra non riesce a essere altrettanto convincente; a contribuire a questa impressione un interpretazione di Cusack ottima, come minaccia incorporea e aleggiante ma molto svogliata quando
entra in scena con la sua fisicità. Il protagonista Elaij Wood è molto bravo nel rendere la natura nervosa e profondamente insicura del personaggio ma talvolta scade nel macchiettismo, caricando un po’ troppo la recitazione e risultando di tanto in tanto sopra le righe.
In conclusione Il ricatto è un film con una premessa interessante che si avvale di un buon cast e di un regista tecnicamente dotato ma che fallisce nel dare allo spettatore quello stato d’animo di tensione e quell’empatia che ci si aspetterebbe da un thriller.
httpvh://youtu.be/7KOWhSBHfGU
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