L’EREDITÀ DI HYDE – Enzo Verrengia

Enzo Verrengia, giornalista, saggista e romanziere, è in libreria per Piemme con un thriller di ambientazione storica.

L’amico Enzo Verrengia, giornalista e romanziere di lungo corso – sul mio taccuino personale indimenticabile la sua antologia La notte degli stramurti viventi (Stampa Alternativa, 2001) – compie un miracolo che ha dell’incredibile.

Con L’eredità di Hyde (Piemme, 2013) su tuffa con disinvoltura nel ginepraio tutt’altro che agevole dell’immaginario gotico vittoriano, usando come timone la celeberrima dicotomia stevensoniana Jekyll versus Hyde, e ne fa clamorosa e propedeutica sintesi a favore di un percorso narrativo in cui elementi reali e pilastri del gotico si fondono mirabilmente a favore di una tesi tanto semplice quanto ardita: Hyde come maligno Caronte che traghetta epoche e nazioni verso un apparente progresso tecnologico ma in realtà aprendo i cancelli del Male a mezzo mondo civile.

Come questo sia possibile in quasi 400 pagine di un libro complesso quanto affascinante, nonché piacevole e scorrevole alla lettura, lascio a voi la possibilità di scoprirlo. Ma chi si occupa di gotico, per piacere o per lavoro, non può mancare questa perturbante cavalcata nella quale vengono coinvolti, con una logica stringente e inappuntabile pure dal punto di visto storico, Robert Stevenson, Arthur Conan Doyle, Jack lo Squartatore, i miti delle polveri di Praga e del Golem, Sigmund Freud e il nazismo in formazione la cui genesi, a quanto pare, molto deve al disordine londinese di fine Ottocento. E’ vero quanto afferma lo slogan in quarta di copertina: qui si compie un viaggio alle radici del Male. Ma non solo, perché occorre leggere L’eredità di Hyde con un occhio rivolto all’Europa del 2014 per assimilare un concetto che ci riguarda nell’intimo. Nulla fa più paura della paura stessa. E nulla è più logorante. E si crea un vuoto. Poi arriva un Hyde qualsiasi a colmarlo. E sono la fine della libertà e della democrazia. E l’inizio dell’Incubo.

Altri articoli: