In questi ultimi anni abbiamo assistito a innumerevoli tentativi di riscrivere le intramontabili fiabe per portarle sul grande schermo.
Nessun tentativo è stato finora meritevole di lode ma Hansel and Gretel Get Baked supera ogni aspettativa: è di gran lunga peggio di quel che ci si poteva immaginare. Hansel e Gretel sono due fratelli adolescenti che vivono in una cittadina americana ai giorni nostri. Lui è il classico sfigato stereotipato con in più una passione per la fotografia, lei una gran consumatrice di marijuana. A casa da soli, Gretel si diletta a fumare con il suo fidanzato che è riuscito a procurarsi una nuova varietà della loro pianta preferita che viene spacciata solo ed esclusivamente da una dolce vecchietta che la coltiva in casa.
La vecchia ovviamente è la strega cattiva che usa l’erba, battezzata Foresta Nera, per attirare i giovani da mangiare e da cui succhiare la linfa vitale per tornare, almeno per un po’, giovane. Quando il fidanzato di Gretel sparisce dopo essere andato a fare rifornimenti, la ragazza si mette sulle sue tracce e Hansel su quelle di lei, per finire direttamente tra le grinfie della vecchia assatanata.
Il film, diretto da Duane Journey, aveva del potenziale che non è stato minimamente sfruttato. La sceneggiatura sembra inesistente, un collage di vari spunti abbandonati per strada: nel film infatti, si può trovare di tutto, dal gangster al piccolo spacciatore fino ai poliziotti incompetenti che se ne fregano della scomparsa di alcuni ragazzi solo perché schedati per possesso di stupefacenti, dai riferimenti al mondo magico delle fiabe fino addirittura al nazismo. Dimenticavo poi l’aggiunta di scene saffiche, evirazioni e zombie. Tutto questo viene preso e buttato in una sceneggiatura che non regge. I personaggi sono inconsistenti, ne è un esempio lampante il look di Gretel che passa dal vestirsi come una tirolese a sfoggiare un look total dark con un lungo cappotto di pelle (forse un riferimento al recente Hansel e Gretel – cacciatori di streghe?).
La recitazione dei protagonisti è sufficiente, quella dei personaggi secondari imbarazzante. Gli effetti speciali sono la parte che più lascia perplessi: per quanto riguarda gli effetti artigianali per i vari arti tranciati e i crani spappolati bisogna ammettere che se la sono cavata, ma il make-up usato per ringiovanire e invecchiare la strega sembra invece fatto in maniera rapida e superficiale. Considerando il notevole budget di 4,5 milioni di dollari è ingiustificabile.
Il film sembra tentare di dare una vena comica ad un film horror fallendo su entrambi i fronti: non riesce a creare alcuna suspence né a far divertire. In sostanza è una noia mortale che sfida lo spettatore ad arrivare fino alla fine senza addormentarsi. L’unico momento in cui si poteva creare un po’ di azione e pathos, ovvero il confronto finale tra la strega e i due fratelli, inizia e si conclude in pochi minuti con la strega che fino a quel momento aveva molti assi magici nella manica da sfruttare ma di cui apparentemente si è dimenticata. Gli ultimi minuti (l’agonia dura proprio fino alla fine) sono un festival di non-sense e pessime trovate per dare al film un’idea di fine/non fine.
Il peggio rimane però quel momento in cui ci si rende conto che la strega è l’indimenticabile Dana di Twin Peaks, rovinata e imbalsamata dal pessimo make-up e dalle sue personali scelte di chirurgia estetica (da ricordare che l’attrice Lara Flynn Boyle ha poco più di quarant’anni). Per una qualche strana ragione il film è uscito addirittura nelle sale anche in Italia (in programmazione dal 6 febbraio), forse solo grazie al fatto di avere come produttori gli stessi della saga di Twilight. Di sicuro non vale i soldi del biglietto.
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