Ghost Shark è l’ennesima folle opera del canale americano SyFy, ormai conosciuto in tutto il mondo per il recente Sharknado.
Ghost Shark cerca di sfruttare la celebrità conquistata dagli squali con un’idea che non si può fare a meno di definire geniale (avevate mai visto uno squalo fantasma? Zombie magari, fantasma no!) ma il risultato non convince completamente. Due pescatori, padre e figlia, stanno partecipando all’annuale rodeo di pesca alla ricciola. Vicini allo scadere del tempo massimo per pescare, la loro ultima preda viene mangiata da uno squalo bianco, segnando la loro sconfitta. I due pescatori decidono di prendersi almeno la loro rivincita nei confronti dello squalo che cominciano ad attaccare con ogni mezzo a loro disposizione (e sono assurdamente tanti), dandogli il colpo di grazia con una piccola granata che tenevano di scorta insieme alle esche.
Lo squalo, con le sue ultime forze, si dirige verso una piccola caverna dove muore. La caverna però è stregata, riporta in vita chi vi muore per morte violenta. Così lo squalo ormai fantasma torna per eliminare coloro che l’hanno ucciso non riuscendo però a fermarsi dopo aver consumato la propria vendetta. La bestia è ormai assetata di sangue umano e potendo comparire in qualsiasi luogo in cui ci sia un minimo d’acqua, scatena il panico nella ridente cittadina di Smallport. Ava e i suoi amici cominciano allora a indagare sulle leggende del luogo per trovare il modo di sconfiggere una creatura apparentemente imbattibile.
Ghost Shark è stato diretto da Griff Furst, giovane regista americano che già aveva avuto a che fare con gli squali dirigendo il film Swamp Shark sempre per il canale SyFy. Questa sua ultima fatica non si distingue per le grandi abilità registiche, per le doti recitative dei protagonisti o per la sceneggiatura spesso zoppicante ma di certo verrà ricordata per la fantasia delle morti. Potendo contare sul fatto che lo squalo può comparire anche in una piccola pozzanghera, in Ghost Shark le morti sono tante e decisamente pittoresche. Nessuno può quindi considerarsi al sicuro neanche nella privacy del proprio bagno e nessuno, ma proprio nessuno, viene risparmiato, neanche i bambini, sfigati o bulletti che siano.
Il problema principale dell’opera di Furst sta nel fatto che quando non si vede qualcuno morire ci si annoia abbastanza. I personaggi sono superficiali e stereotipati, i dialoghi approssimativi e la storia di per sé non suscita un grande interesse nello spettatore. Ghost Shark non prova neanche ad accennare a qualcosa che vada oltre il film d’azione: i politici e i poliziotti corrotti che cercano di insabbiare tutto per non scatenare il panico e perdere voti e turisti sembrano più una strizzata d’occhio a Lo Squalo originale piuttosto che un tentativo di dire qualcosa di più. Aspetto comunque anche positivo: piuttosto di dire banalità si sono limitati ad uccidere un sacco di persone. E a noi va bene anche così. Altra pecca, anche se più giustificabile visto il soggetto complicato, l’uso sconsiderato degli effetti digitali che si lanciano in orrendi schizzi di sangue ogni tre per due. Questi non hanno certo reso giustizia alle brillanti idee per le uccisioni dei vari personaggi, divorati da uno squalo ‘traslucido’ (come viene definito dai protagonisti), in pratica fluorescente e spesso sproporzionato.
Ghost Shark non sarà certo il film dell’anno, anzi è ben lontano dall’esserlo, ma resta comunque un’interessante visione e un’ora e mezza fitta di morti assurde e spesso divertenti, da citare tra queste l’indimenticabile morte del poliziotto che fece l’errore di bere dell’acqua.
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