Mostri Beneath

Beneath

beneath-larryt-fessenden-posterHorror solo all’apparenza banale.

Sei compagni di liceo decidono di festeggiare il diploma trascorrendo una giornata immersi nella natura. Durante l’attraversamento di un lago vengono attaccati da un pesce mostruoso, pronto a cibarsi di ognuno di loro. I ragazzi si trovano così costretti a decidere chi si dovrà sacrificare per permettere agli amici di raggiungere la riva…

Tutti i ragazzi degli anni 80, cresciuti a pane e cartoni animati giapponesi, i vari Jeeg robot d’acciaio e Ken il guerriero, si ricorderanno sicuramente di Sampei, storia di un ragazzo pescatore. Ci sarebbe da riflettere su come il tempo trasformi i gusti (d’altronde Catullo scrisse , non propri ieri, il pensiero O tempora! O mores!), e su come una cosa cool, solo trent’anni fa, ora sia da sfigati, basti ricordare le gare di braccio di ferro del cultone Over the the top. Sampei, a rifletterci ora, è un prodotto assolutamente anticommerciale, una cosa così nerd da fare invidia ai giochi Ps3 di golf, perchè sinceramente a chi potrebbe venire in mente di fare successo con l’ossessione di un ragazzo per una carpa gigante?

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Certo è vero che Melville ha scritto Mobydick, non si discute, ma qui stiamo parlando di cartoni animati ad uso e consumo di bambinetti che di sottotesti, sottotram e psicologie freudiane non importa una sega. Con questo non voglio dire che Sampei, come, che so, Kyashan, non avessero degli intenti, ma quelli li capiamo solo dopo, ad una certa età vige la regola dello stupore, delle botte e della spettacolarizzazione infantile, quindi sotto un certo punto di vista si può capire che ad un bambino, se gli intorti bene la vicenda, può sembrare una cosa strafiga anche un torneo di freccette. E’ dopo, purtroppo, con gli anni, che capisci l’assurdità del tutto. Vedendo Beneath, l’ultimo lavoro di Larry Fessenden mi è venuto in mente più volte Sampei e la sua carpa gigante, forse solo per l’improbabile mostro che attacca i nostri sprovveduti eroi. Ormai dopo i vari squali giganti spielberghiani, i tentacoloni Nu image, i coccodrilli lascivi, le follie di incroci genetici dell’Asylum, forse l’ultima frontiera, quella insuperata, era un ritorno alla semplicità d’idee, il trasformare uno degli animali più pacifici del pianeta, la trota, in un’orrenda minaccia per il genere umano.

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Ecco quindi che ci ricolleghiamo a Sampei perchè quest’idea, folle e assurda, forse trent’anni fa sarebbe stata genio, anche perchè qualcuno, non
dimentichiamolo, ha girato in quegli anni un horror su un gatto gigante assassino dal titolo Uninvited. La fortuna però di Beneath è di essere girato da un signor regista e questo gli permette di non essere, non solo, mai trash, ma anche, stranamente, di appassionare pur con quei due o tre euro di budget. Larry Fessenden ha girato i suoi migliori film negli anni 90 (La sindrome di Frankenstein e Habit) dimostrando il suo innegabile talento nel riuscire a confezionare prodotti concorrenziali con poco. I suoi lavori, lenti e meditativi, sono stati talmente apprezzati da farlo assumere tra le schiere dei Master of horror, nei Fear itself di Mick Garris, con un episodio incentrato sulla mitologia del Wendingo, oggetto di ben due film del regista, sdoganandolo quindi al grosso pubblico. Questo Beneath è la prova del nove, la sua opera più commerciale, con in scena 6 teenagers e un appeal maggiore. L’operazione riesce perchè Fessenden riesce a rendere adrenalinica una vicenda piatta, già vista in Creepshow 2 nell’episodio La zattera, concentrandosi non tanto sul pericolo esterno ma su quello interno, l’umana crudeltà e i flebili rapporti di amicizia eterna. I ragazzi presentati sono tra i più antipatici, arrivisti e ipocriti che un horror abbia messo in scena: si scannano per antipatie, nascondono segreti e sfruttano i cari per la propria salvezza. In Beneath non esiste un eroe nel quale immedesimarsi, quello che più si avvicina ad esso muore come un coglione perché si fida di un’amica che lo lascia soffocare con una corda.

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Il pesce gigante che, si badi bene, uccide la maggior parte dei ragazzi quando gli vengono offerti in sacrificio dagli altri, diventa la cosa meno pericolosa in una vicenda che, in primis,
mette in scena l’umano squallore della classe dirigente del futuro, neanche fossimo in un romanzo di Brett Easton Ellis, dove chi deve crepare è quello che non ha carte di credito importanti o un futuro assicurato (“Sarò un regista importante e non posso morire” afferma a più riprese un personaggio mentre un altro gli fa eco “Io una cantante e il mondo ha bisogno di idoli da venerare”). Eppure questi personaggi, con la  carriera assicurata e la futura laurea prestigiosa, non si rendono conto che basterebbe nuotare, e lasciare quella barca, per salvarsi, quasi questa fosse una critica alla mediocrità della società che conta, fatta di raccomandati non proprio talentuosi. Ad un certo punto il pesce scompare e resta il vero orrore, quello reale dell’uomo, quasi il mostro fosse stato solo una proiezione delle maschere di compiacenza indossate dai vari personaggi. Beneath non è un film dai grandi effetti speciali, ma ha dalla sua, oltre ad una colonna sonora molto azzeccata, un ritmo indiavolato e una storia solo all’apparenza banale. Facile confondere ad occhio distratto l’opera di Fessenden per l’ennesimo eco vegeance spazzatura, sul modello di Shark night 3d, ma, grattando la patina superficiale, Beneath potrebbe stupirvi. Con noi c’è riuscito.

Beneath - VOTO: 3/5

Anno: 2013 - Nazione: USA - Durata: 90 min.
Regia di: Larry Fessenden
Scritto da: Tony Daniel, Brian D. Smith
Cast: Bonnie Dennison - Daniel Zovatto - Chris Conroy - Mark Margolis - Griffin Newman
Uscita in Italia: - Disponibile in DVD:

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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