Un thriller paranormale che gioca con il lettore, in un rimando di citazioni letterarie e cinematografiche. Una lettura piacevole che presenta spunti originali e qualche debolezza.
Gianfranco Nerozzi aveva già pubblicato Memoria del sangue in formato cartaceo ed edizione limitata nel 2007. Riproposto ora, revisionato e in edizione digitale da Mezzotints, con la bella prefazione di Alan D. Altieri e la postafazione, altrettanto interessante, dell’autore.
La genesi di Memoria del sangue è particolare: lavoro commissionato per conto di una casa farmaceutica, l’argomento centrale dell’opera avrebbe dovuto essere l’emofilia, una rara patologia che colpisce il sangue, impedendone la corretta coagulazione. Ne venne fuori questo thriller, dalle decise sfumature soprannaturali, in cui il sangue si fa veicolo di informazioni e medium tra Alessio, un bambino affetto proprio dall’emofilia e un assassino talmente ossessionato dal sangue da scegliere il dissanguamento delle proprie vittime come modus operandi.
La storia vede quindi Alessio, ragazzino fragile, figlio di un medico e di un commissario, perdere improvvisamente la madre il giorno del proprio compleanno. Ma la morte della madre segna anche un secondo trauma, nella già precaria esistenza di Alessio: da quel momento, infatti, lui sarà in grado di entrare in contatto con uno spietato killer, che uccide le proprie vittime spillandone goccia a goccia il sangue dalle vene. E l’assassino ha proprio Alessio come obiettivo finale.
Il romanzo è scritto in maniera scorrevole, utilizzando spesso l’intercalare tra personaggio e pensiero che richiama immediatamente lo stile kinghiano. Ben tratteggiato è soprattutto Alessio, il vero protagonista della storia, colui che vive l’emofilia non solo come una malattia ma come una vera e propria prigione: una condizione che non gli permette di essere completamente libero, dato che anche un semplice ginocchio sbucciato può rappresentare, per lui, un pericolo dalle conseguenze mortali.
E nella condizione del malato di emofilia Nerozzi riesce a proiettare il lettore, costruendo, appunto, un personaggio che sviluppa una naturale empatia con il lettore.
Piacevoli anche i rimandi a una serie di pellicole che, per non rovinare il gusto della lettura, non mi sembra il caso di rivelare. Vi basterà sapere che quella soggettiva dell’omicida, il vedere, con gli occhi di Alessio, solo le mani guantate di nero che stringono oggetti con chiare finalità criminali, non è l’abuso di un cliché narrativo quanto un omaggio a un certo tipo di cinema, di film che hanno fatto la storia del genere.
Una pecca, però, il romanzo ce l’ha e la noteranno soprattutto i lettori più assuefatti a un certo tipo di letteratura: il problema è la scoperta dell’identità dell’assassino. Sebbene l’autore metta in atto una serie di manovre per scombussolare l’attenzione del lettore, piazzando indizi e false piste nel corso della storia, pure non riesce del tutto a coprire le tracce che portano al vero omicida. Ed è un peccato, questo, che va a indebolire proprio il finale, con uno svelamento che il lettore più smaliziato non potrà non trovare scontato.
Tuttavia, il consiglio alla lettura resta invariato, perché l’originalità di questo Memoria del sangue sta nella trattazione di un tema inusuale, quasi inesplorato, dalla letteratura di genere. E perché Nerozzi sa come usare la tastiera per dar vita alle parole. Ed è per questo che alcune scene difficilmente vi si scolleranno dagli occhi, o dalla memoria.
About Federica Leonardi
Irretita alla tenera età di 12 anni dai "Racconti" di E. A. Poe, si è lasciata sedurre dalla letteratura di genere. Sposata e con gatta a carico, scrive racconti e qualche romanzo di prova; legge un po' di tutto, anche se ha una certa predilezione per il noir e gli horror vecchiotti dalle atmosfere gotiche e le sfumature lovecraftiane. I finali "E vissero tutti felici e contenti" sono la sua nemesi.