Dopo Protocollo Stonehenge, Danilo Arona ed Edoardo Rosati tornano insieme nel romanzo La croce sulle labbra, Edizioni Anordest.
Nelle circa 250 pagine del libro, già apparso con “I Segretissimi” di Mondadori (ma qui presentato in un’edizione integrale, riscritta e aggiornata all’anno 2013), i due autori affrontano lo spauracchio dell’estremismo religioso abbinato alla guerra batteriologica, in un thriller dalle forti tinte horror che è, a tutti gli effetti, una folle corsa contro il tempo per impedire il dilagare di un’epidemia di follia collettiva che dai Caraibi sbarca direttamente a Milano, trasformata in un palcoscenico da cinema post-apocalittico.
Come recita la quarta di copertina del libro, in uscita a febbraio in tutte le librerie, la vita della città è scossa da un’impressionante sequenza di suicidi e morti violente accomunate da un inquietante herpes che taglia le labbra delle vittime come una croce blasfema. Tre infettivologi cominceranno a indagare e precipiteranno nelle trame di una setta di untori caraibici, votati a diffondere la propria fede nel mondo. Una fede che ha le fattezze di un virus micidiale.
Come nella loro precedente collaborazione, anche in La croce sulle labbra i due autori si muovono sulla linea di confine tra saggistica e narrativa, alternando brani adrenalinici in cui raccontano l’avanzare inesorabile del contagio con altri in cui sviscerano la radice del morbo, attraverso approfondite analisi scientifiche e storiche, arrivando perfino alle precedenti pandemie che hanno devastato il mondo (la peste nera che si portò via 60 milioni di persone o l’influenza spagnola che ne uccise 20 milioni nei primi sei mesi del 1919).
Definire il romanzo un medical-thriller come indicato in copertina è riduttivo (ma forse farà vendere più copie), visto che La croce sulle labbra è a tutti gli effetti un horror scientifico costellato da immagini degne del miglior cinema del contagio, pieno di informazioni e non privo di contenuti che ne fanno anche un saggio sull’attuale situazione politico-sociale all’interno delle metropoli italiane (e non solo), sempre più divise tra culti diversi, diritti reclamati a gran voce e sguardi sospetti verso chiunque è diverso da noi. Il contagio portato avanti in nome del misterioso culto del dio Exu è soltanto un pretesto per affrontare alcuni temi attuali come la corruzione, la tratta dei clandestini o la difficile integrazione sociale per chi arriva da terre martoriate da guerre e criminalità.
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).