Intervista libro Empire of the dead: parla George Romero

Empire of the dead: parla George Romero

EMPDEADONE2014001_DC11_LRcovCullavo l’idea di un progetto sui comics da tempo, e quando la Marvel mi ha contattato, avevo già a grandi linee la storia che sarebbe diventata Empire of the dead.

Forse si trattava solo di cambiare registro. Mal digerito  – eufemismo – l’ambizioso ma stanco e fuori fuoco azzardo di Survival of the Dead, agli occhi di molti era sembrato palesarsi l’incubo che l’incantesimo creativo capace di rendere sacro il binomio Romero-zombi per più di quarant’anni si fosse improvvisamente infranto.

Ma la proposta della Marvel di dare vista a una serie di comics di cinque volumi interamente basata sugli zombie e sulle idee di Romero – e sulle matite del disegnatore bulgaro Alex Maalev –  sembra avere tutte le carte in regalo per rimettere i santi al proprio posto e dare ulteriore fiato a una storia che è certamente già leggenda, ma che lotta con le unghie e i denti per rimanere attualità.

Sinossi ufficiale: Benvenuti a New York City. Sono anni ormai che l’infezione ha colpito. Ma il fatto che la Grande Mela si stata messa in quarantena, certo non significa che i suoi abitanti siano al sicuro. Zombie affamati di carne umana circolano liberamente per le strade di Manhattan e non sono gli unici predatori pronti a colpire. Chi o cos’è questa nuova minaccia?

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Cosa c’è dietro all’idea di trasportare i tuoi zombi sulla carta stampata?

Anni fa, Stephen King scrisse lo screenplay per un progetto, Creepshow, che adorai immediatamente, tanto che poi finì per dirigerne l’adattamento cinematografico. L’idea alla base di quel lavoro era la celebrazione del mondo dei comics con cui siamo entrambi cresciuti. Cullavo l’idea di un progetto sui comics da tempo quindi, e quando la Marvel mi ha contattato per una collaborazione, avevo già a grandi linee la storia che sarebbe diventata Empire of the dead.

Trovi che i comics consentano maggior libertà espressiva rispetto al mondo del cinema?

Esistono regole differenti. In un albo a fumetti, è vero che non esistono un’infinita serie di problemi logistici che spessissimo ostacolano il lavoro sul set, dall’improvviso restringimento di un budget agli imprevisti meteorologici – che nel 1980 distrussero l’intero set  romeriano de I Cavalieri -. Per contro, la sceneggiatura di un progetto del genere è molto più impegnativa di quella di una pellicola: è infinitamente più lunga, con più personaggi, più colpi di scena, più morti viventi, il tutto inserito in un contesto che deve mantenersi equilibrato per molto più tempo.

Che differenza hai avvertito quindi da un punto di vista del processo di scrittura?

Non moltissime, a dire il vero. Per entrambi è necessario avere una bella storia da raccontare, con protagonisti e dinamiche interessanti. La maggior differenza sta nella distribuzione di tutti gli elementi: in un albo a fumetti tutto va allo stesso tempo compresso in uno spazio minore – quello dell’albo –  ma anche gestito in un’ottica che tenga conto dell’intera durata della serie. In entrambi i casi, non ci si può mai far sfuggire di mano il filo del discorso.

SEMPDEADONE2014001_DC31_LRcov2enza andare nel particolare, hai anticipato che ci sarà qualche grossa novità riguardante i tuoi zombi…

Diventeranno senza dubbio più intelligenti, tanto da avere momenti in cui riusciranno addirittura a ricordarsi chi fossero prima di diventare zombi. Una caratteristica ambivalente, che potrebbe renderli tanto più gestibili quanto pericolosi. Ma, soprattutto, non saranno l’unica tipologia di minaccia alla razza umana. E questa è stata la molla principale a spingermi a lavorare su Empire of the dead. Due razze di predatori interessate alla stessa fonte alimentare. Noi.

Sei indubbiamente l’autore che più ha lavorato sul concetto di morto vivente. Cos’è che continua a renderlo così intrigante agli occhi del pubblico? E dal punto di vista dell’autore, com’è possibile mantenere il soggetto attuale, sia per te che per il tuo pubblico?

Non ho davvero idea del perché gli zombie facciano ancora così tanta presa sul pubblico. Probabilmente un certo peso posso averlo avuto i videogames: gli zombie sono la preda perfetta da inseguire ed eliminare. Il che rimanda all’idea che come archetipo debbano subire una continua evoluzione e un aggiornamento costante al mondo in cui vivono. Ciò che mi ha permesso di vederlo ancora attualizzabile, è stata l’idea di lavorare a una storia su grandissima scala come quella che proporrò grazie alla Marvel, di unire zombi e vampiri. E poi sarà una cosa nuova per me, che mi allontanerà dai miei soliti campi d’azione: questo è senza dubbio lo stimolo maggiore.

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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