Carmilla e le altre – AA. VV.

La Delmiglio Editore pubblica “Carmilla e le altre”, una raccolta che omaggia il celebre racconto di Le Fanu e la figura del vampiro al femminile.

Whitby, sulle rive del lago Ontario, è un posto tranquillo che vive di turismo e coltivazioni biologiche, il luogo ideale per iniziare un’attività e anche per divertirsi un po’ senza avere troppe noie dai vecchi della zona ma non è certo il posto dove ci si aspetterebbe di ascoltare una storia alla Creepy. Proprio questo è invece quello che capita al diciottenne Ron quando la bella Jay Williams gli confida di aver evocato un demone. Una storia che potrebbe restare nell’ambito delle stramberie adolescenziali se non fosse che parecchi anni dopo, superati i cinquant’anni, l’archeologa Jay Williams muore in circostanze misteriose dopo aver rinvenuto la statua di un antico demone.

Una giovane donna si risveglia in una stanza piena di luce bianca e di palloncini colorati, un posto completamente diverso dall’Alcova, la casa di buio e silenzio che condivideva con Padre e altre occasionali compagne. “È salva”, così le dicono ma Selene non riconosce Dan e Carol, quelli che dicono di essere i suoi genitori, e tutto quello che vuole e ritrovare la sua bambina, Mizzy. Loro cercano di insegnarle cosa è un “carnefice” e cosa è una “vittima” ma tutto quello che Selene conosce è il bisogno ossessivo di carne e sangue fresca oltre che la paura che Padre torni. Loro dicono che è morto, ma non è certo finito nel pozzo, lì dove stanno i morti.

Joseph, avvocato dublinese, raggiunge l’amico e dottore William Taggart nella Contea di Galway. L’Irlanda tutta è vittima di una carestia, una vera apocalisse che sta decimando la popolazione e il paese del dottor Taggart non fa eccezione. Il dottor Taggart non è però preoccupato per i morti della carestia ma per quelli che del tutto morti non sono, come Milly O’Brien, bellezza del villaggio che pare aggirarsi tra le tombe. Fin dove può essersi spinto Terence O’Brien, novello Orfeo, per trattenere a sé la moglie scomparsa?

Queste sono alcune delle suggestioni dei racconti contenuti in Carmilla e le altre, antologia che conta ben ventisei contributi.

Il più grande limite della raccolta è probabilmente questo, troppo materiale che non permette di mantenere una qualità omogenea del testo.

Alcuni racconti, come quelli segnalati qui sopra, si rivelano degli esperimenti dai risultati interessanti. La cosa che però colpisce è che i migliori racconti rimangano quelli dalle atmosfere più “anglosassoni” e “classiche” potremmo dire mentre i tentativi di portare la figura di Carmilla a più italiche situazioni si rivelano spesso deboli e fuori luogo. E tra questi funzionano comunque meglio i racconti che cercano di portare la figura di Carmilla a una dimensione ancestrale, contadina (Camilla e Fontamori sono interessanti da questo punto di vista) piuttosto che quelli che cercano di infilarla in un fumoso bar di provincia o in un parallelo mondo futuristico. Nella stessa prefazione di Evangelisti si sottolinea giustamente che Carmilla “allude più volte alla natura selvaggia e non contrastabile dei propri istinti”, ed è in questa veste che lei dà i suoi risultati migliori.

Carmilla rimane la vampira seduttrice per eccellenza, simbolo di fascino e sensualità, e in questo senso tutti i racconti della raccolta rimangono fedeli a Le Fanu. Carmilla diventa così il simbolo di tutte le sfaccettature della sessualità, specialmente di quelle che vengono taciute, sofferte o solo sognate; l’amore omosessuale viene come prevedibile richiamato più volte.

Carmilla e le altre, arricchita dalla prefazione di Valerio Evangelisti e da numerose illustrazioni, è una raccolta dagli spunti interessanti, che soffre però di troppi alti e bassi e che non riesce quindi a decollare. Può essere una lettura piacevole per le feste natalizie, soprattutto per gli amanti dei vampiri in tutte le loro declinazioni, ma senza troppe pretese.

 

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